Il fiore di oggi è l'enula campana e ci parla delle LACRIME.
IRIDE D'INCHIOSTRO
Il libro che aveva in mano Nina non era un libro che si poteva trovare sugli scaffali di una libreria e nemmeno su quelli di una biblioteca; era un grosso tomo con la copertina in cuoio lavorato e due robuste bandelle ne permettevano la chiusura. All’interno le pagine erano formate da carta sottilissima, quasi trasparente, ma al tatto sembravano fatte di pergamena spessa. Nina aveva ricevuto il libro per il suo diciottesimo compleanno da parte di un ammiratore misterioso che si era firmato semplicemente “Biblos”. Aveva trovato il libro la mattina sul comodino e nessuno in casa era riuscito a capire come poteva esserci arrivato. Quando Nina lo aprì per la prima volta si trovò davanti solo pagine bianche, eccetto quella iniziale dove con una calligrafia d’altri tempi era riportato una specie di indovinello:
La pagina candida incider potrai,
se d’iride inchiostro usar tu saprai.
Nina non aveva capito a cosa si potesse riferire quell’indovinello e stanca di cercare la soluzione aveva accantonato il libro dietro pile di testi scolastici. Continuò a vivere la sua vita in modo spensierato, dimenticandosi completamente dello strano regalo. Le uscite al cinema con le amiche, il telefilm con l’attore che le piaceva tanto, atletica tre volta la settimana e poi la prima vera sbandata per un ragazzo. Si chiamava Michele, ma tutti lo chiamavano Mik; frequentava l’ultimo anno della sua stessa scuola e lo vedeva ogni giorno entrare nella classe accanto alla sua. Era già stata innamorata altre volte, ma il sentimento che provava per lui era diecimila volte più grande. In un certo senso il grado di innamoramento era cresciuto con l’aumentare degli anni. Nina non aveva il coraggio di andare a parlargli e tutti santi giorni era costretta a vedere sempre la stessa scena: Michele che portava a casa la ragazza di turno, sbaciucchiandosi in continuazione. Era uno strazio.
Il nervosismo che le metteva addosso quella scena Nina lo scaricava correndo per la città; correva a più non posso lungo gli argini del fiume, attraversando i ponti e pestando ritmicamente sugli insidiosi sampietrini delle vie del centro. Quando arrivava a casa era sfinita, faceva giusto in tempo a farsi la doccia e mangiare un boccone, poi crollava miseramente a letto.
Dopo l’arrivo del libro, però, il suo sonno aveva preso ad essere agitato e spesso sognava cose strane e angosciose che la facevano rigirare nel letto. Una sera le era capitato di sognare Michele e la sofferenza che le aveva procurato quel sogno aveva rigato il suo volto di lacrime dolorose.
Ma alla mattina il risveglio fu ancora più angosciante.
Appena alzata dal letto non aveva fatto caso al cuscino inzuppato di lacrime e si era diretta subito in bagno per potersi lavare via dalla faccia la tristezza depositata durante la notte.
Strabuzzò gli occhi credendo che stesse ancora sognando. Due righe nere e spesse mezzo centimetro partivano dagli occhi per scenderle fin sotto il mento. Non ricordava se si fosse struccata la sera precedente, pensò che il pianto notturno e il kajal avessero compiuto il misfatto. Si insaponò la faccia e una volta pulita torno in camera a vestirsi.
Il cuscino era completamente inzuppato di uno strano liquido nero. La paura impallidì il volto di Nina che appoggiò rumorosamente la schiena contro l’armadio. Cosa c’era di strano in lei, cosa le stava succedendo?
Tirò via la federa dal cuscino e nascose quest’ultimo dentro l’armadio; sua madre non doveva scoprire cosa era successo sennò sarebbe andata nel panico.
Andò a scuola frastornata, ma decisa ad accantonare quella strana faccenda almeno fino a sera. Una volta tornata a casa, però, l’ansia per quello che le era accaduto cominciò a farsi sentire di nuovo. Si sforzò di andare a dormire e cercò di svuotare la mente da tutti i pensieri della giornata, voleva un sonno senza sogni. Si assicurò di lavarsi la faccia per bene e poi si infilò sotto le coperte. Nell’istante in cui chiuse gli occhi un vortice nero la risucchiò in quello che sembrava un abisso sconosciuto e freddo. Nina si strinse le braccia intorno le spalle per cercare di darsi calore da sola, ma il freddo sottile non veniva da fuori, veniva da dentro.
Un singhiozzo salì su per la gola e la paura esplose inaspettata; Nina iniziò a piangere in modo convulso e disperato, si sentiva spaesata. Quando ormai credeva di non trovare più la via per uscire da quel labirinto intrigato in cui era caduta, ecco una luce fioca e verdastra apparire in lontananza. Il debole barlume era sprigionato da un oggetto che le sembrava familiare e più si avvicinava più riusciva a percepirne i contorni. Era il libro, lo strano libro che le era stato regalato per il suo diciottesimo compleanno.
Lo afferrò con forza e lo tenne saldamente nelle sue mani, era il suo unico appiglio in quell’oscurità sconosciuta. Riprese a piangere, ma sta volta fu diverso. Le lacrime che scendevano giù copiose caddero sulle pagine bianche. Il libro ebbe un sussulto e improvvisamente prese ad animarsi, sul foglio vuoto dove la lacrima era caduta silenziosa delle parole iniziarono ad apparire. Nina si avvicinò il libro per vedere meglio e rimase colpita da ciò che vi era scritto. Era una storia, la sua storia; Nina, la ragazza le cui lacrime erano uguali a parole inespresse. Più leggeva più si riscopriva in quello che il libro aveva scritto per lei. Con il dorso di una mano si asciugò il volto. Una macchia di nero le si era impressa sulla pelle: era inchiostro.
Si svegliò di soprassalto, il sonno agitato l’aveva fatta rotolare giù dal letto e aveva sbattuto la testa sul pavimento di parquet. Cercò alla cieca l’interruttore della luce e quando la stanza si illuminò Nina guardò la sua immagine riflessa nello specchio sopra al piccolo tavolino della toletta. Stava piangendo inchiostro.
Si precipitò verso l’angolo della camera dove teneva tutti quanti i suoi libri, scansò i manuali di scuola, i raccoglitori degli appunti e alla fine trovò quello che stava cercando. Il libro era lì con la sua maestosa copertina e sembrava incurante di quello che gli stava accadendo intorno. Nina lo prese con mani tremanti e slacciò le bandelle. Le sue pagine non erano più bianche; sottili righe vergavano i fogli e la storia che vi era impressa era la stessa del sogno di prima.
Nina fece cadere il libro a terra spaventata. Com’era possibile?
Si diede un pizzicotto per assicurarsi di essere sveglia e il dolore che provò all’istante gliene diede la prova. Riprese il libro tra le mani decisa ad andare fino in fondo a quel mistero.
Improvvisamente tra le pagine del libro apparve una scritta prima sfuocata poi sempre più nitida.
Con lacrime nere tu tingi il mio foglio
e narrar io vorrei le tue storie preziose.
Dove mi condurrà domani il tuo pianto?
Scopriamolo insieme, cara Iride d’inchiostro.
Il libro le stava chiedendo di giocare e Nina avrebbe giocato.
Non può finire qui!
RispondiEliminaHo faticato un sacco (da me si direbbe: un bel po') con questo racconto, non si voleva concludere e infatti non posso dire che si è concluso...che sia uno di quei racconti che avranno una seconda puntata...Ti che ne pensi?
RispondiEliminache devi faticare ancora perchè voglio il seguito!!! viva la seconda puntata!!
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