La camomilla sebbene piccola e apparentemente indifesa ha invece una grande capacità: la FORZA NELLE DIFFICOLTA'.
UNA VITA PERFETTA
Lisa ha una vita perfetta. No, Lisa non ha per nulla una vita perfetta, ma le piace sperare che un giorno possa diventare tale. Quando guarda le sue vecchie compagne di scuola, vede tutte donne in carriera, con mariti perfetti e in case decisamente perfette.
Lisa abita nel vecchio appartamento che le ha lasciato la nonna, quattro stanze con i muri che sanno di muffa, per un totale di sessantasette metri quadrati o anche di meno. In quell’appartamento ci vivono lei, le due gemelline e suo marito Nicola.
Nicola lavora ai Mercati Generali. Tanta fatica, orari allucinanti, stipendio da miseria, ma almeno lavora; Lisa, dopo la gravidanza, si è ritrovata disoccupata e con ben due bocche in più da sfamare. Il suo impiego da cassiera al centro commerciale non era male, o meglio, a lei piaceva. Vedeva sempre un gran viavai di gente e se era fortunata riusciva a portare a casa le rimanenze del banco gastronomia-rosticceria che non potevano essere vendute il giorno dopo.
Il suo corpo, però, aveva deciso che doveva diventare madre proprio nel momento in cui si respirava la crisi più nera e così ora si ritrova tra le braccia Valentina e Ludovica. Per fortuna le bimbe sono sane e crescono robuste, ma per dar da magiare un po’ di più a loro Lisa spesso si toglie la roba dal piatto. Nicola arriva tardi la sera e parte presto la mattina, in sostanza non c’è mai, anche perché nei pochi momenti che sono tutti e quattro dentro casa lui è talmente stanco che crolla a dormire sul divano sfondato.
Lisa spesso si chiede come ha fatto a finire in questo buco ammuffito. Dopo la scuola non aveva potuto continuare a studiare, la nonna non se lo poteva permettere di mantenerla ancora e così l’aveva spedita a lavorare. Sua madre era morta in un incidente stradale quando Lisa aveva undici anni e il padre, beh il padre era fuggito via di casa quando lei ne aveva appena due. No, la vita di Lisa non è per nulla perfetta.
Al secondo piano del palazzone dove abitano vive la signora Luciana, una donna di sessantacinque anni dall’animo gentile. Sa benissimo qual è la situazione in cui si trova Lisa e si è decisa ad aiutarla. Ora è in pensione, ma da giovane aveva lavorato come sarta in una fabbrica di confezioni e l’abilità con l’ago le è rimasta; ha preso a chiamare Lisa tutti i giorni nel suo piccolo appartamento per insegnarle come si fa a cucire vestiti. Lisa è contenta, così non deve star sola nella sua buia tana e le bambine possono giocare con i giocattoli dei nipoti della signora Luciana. Non è facile imparare a usare l’ago, ma ci si sforza con tutta se stessa. Semmai riuscisse a imparare in modo decente, potrebbe cercare di fare dei piccoli lavori a domicilio e racimolare un po’ di soldi per rimpinguare le magre, magrissime finanze.
La signora Luciana è davvero buona con lei e Lisa non finisce mai di ringraziarla quando la donna la rispedisce nel suo appartamento al quinto piano con pentole piene di roba da mangiare. Luciana vive da sola e dare una mano a quella ragazza è come sentire l’affetto di quella figlia mai nata. Ha avuto solo due maschi che ora vivono al nord, Riccardo a Verona e Giacomo a Milano.
Lisa vuol bene alla signora Luciana, ma sa che deve rimboccarsi le maniche e sgobbare da sola se vuole veramente che la sua vita diventi perfetta.
Più passa il tempo più Nicola sembra un estraneo. In lui non c’è più niente del ragazzo scapestrato che portava Lisa in giro per Roma sulla vespa; adesso sembra un vecchio di trentadue anni, le borse sotto gli occhi, le rughe sulla fronte che lo fanno apparire come un fiore appassito troppo in fretta. La loro vita di coppia è stata annientata, non c’è più tempo per niente e anche se ce ne fosse non ci sarebbe la voglia. La mattina Lisa si guarda allo specchio per vedere se l’immagine riflessa è uguale a quella del giorno prima. I fianchi ammorbiditi dalla gravidanza ci sono ancora, come pure il seno prosperoso e i capelli biondi con due dita di ricrescita. Andare dal parrucchiere non se parla, ma anche la tinta fatta in casa deve aspettare, prima bisogna pagare le bollette.
Lisa vorrebbe sentirsi bella, ma per potersi sentire bella bisogna avere i soldi. Quando va al parco per far prendere un po’ d’aria buona alle bambine, osserva tutte le giovani rampanti che fanno jogging con il loro ipod, a Lisa sembrano uscite dai giornali di moda. Forse poteva anche lei essere così se avesse fatto altre scelte. Sogna quale potrebbe essere la vita perfetta, ma si rende conto che poi tutto quel sudare per essere perfette magari non rende anche felici. Lei ha Valentina e Ludovica che sono decisamente più perfette. E anche perfettamente uguali. Non ricorda se nella sua famiglia ci sono stati altri casi di parti gemellari. Nel momento in cui aveva scoperto che avrebbe avuto due bambine era rimasta sconvolta; era meglio che non ne arrivasse nessuna, figuriamoci due. Eppure le piace essere madre, la fa sentire una donna responsabile.
Quando la sera porta a dormire le bimbe sul divano letto comprato all’Ikea, le osserva per lunghi minuti mentre loro respirano beate. La serenità che si estende sulle faccette tonde delle figlie contagia un po’ anche lei, ma le piange il cuore a pensare che non riuscirà ad offrire loro un grande futuro, quello che tutte le mamme sognano per i propri bambini. Però sa che farà del suo meglio per renderle felici. Guardandole così piccole e indifese, Lisa sa che la vita non sarà facile come non lo è mai stata per lei, ma deve sconfiggere le difficoltà che la circondano.
Deve resistere per le sue bambine.
Leggendo questa mi viene in mente che mi piacciono due aspetti, tra l'altro, delle tue storie: la cura dei dettagli, che le rende reali e credibili, e l'ottimismo anche là dove mancherebbe.
RispondiEliminaMi piace!
A discapito del mio pessimismo (non cosmico come il mio illustre concittadino :D)le mie storie alla fine portano sempre verso un finale ottimista, forse perché la vita è già tanto amara così e c'è bisogno anche di una piccola speranza, almeno ogni tanto!
RispondiEliminami piace che la letteratura offra sempre una speranza, perché se non la troviamo neanche lì, che motivo avremmo per leggere???
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