domenica 10 aprile 2011

Speciale Il linguaggio segreto dei fiori - Ogni fiore ha la sua storia

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La storia di oggi ci parla del significato di due splendidi fiori estremamente diversi tra loro.
Il primo è il ciliegio, che con i suoi delicati petali ci ricorda la CADUCITA', mentre l'altro è il glicine, che con i suoi magnifici fiori simboleggia il BENVENUTO
Questa storia vuole essere anche un omaggio e un augurio a una terra che amo molto, il Giappone.

Ora non vi resta che scoprire questa nuova storia.

桜の花 SAKURA NO HANA

Anche quell’anno la fioritura dei ciliegi era arrivata puntuale. Come donne vanitose, i boccioli bianchi e rosa si erano dischiusi al sole primaverile. Dalla finestra di casa sua Ayumi poteva vedere il canale dove quelle maestose piante sembravano voler toccare il cielo con i loro rami carichi di fiori.
Tutto appariva fermo, immobile. Era domenica e il vorticoso turbinio degli abitanti di Tokyo aveva lasciato spazio a un silenzio quasi irreale. Forse era il muto cordoglio di un’intera nazione.
L’aria si stava facendo tiepida, resa frizzante dalla delicata brezza che aveva preso a soffiare. Era come un balsamo per le ferite di Ayumi, il suo cuore graffiato ancora gocciava sangue, ma la primavera che si estendeva intorno le portava all’orecchio il canto melodioso della rinascita.
Con un movimento secco chiuse la finestra che aveva aperto per far arieggiare la stanza, si infilò il leggero trench color carta da zucchero ed uscì di casa.
La vita doveva trovare un nuovo baricentro, il mondo le era letteralmente crollato addosso ed ora, dalle macerie, stava cercando di recuperare i pezzi della sua esistenza. Ryuichi non c’era più, trascinato via dall’acqua malvagia, lasciandola sola proprio quando il loro sogno si stava avverando.
Ayumi si incamminò lungo la strada che costeggiava il canale, solo qualche sparuto passante a farle compagnia. I suoi capelli corvini stretti in una coda ondeggiavano seguendo il ritmo del suo passo; erano diventati incredibilmente lunghi, ma non aveva il coraggio di tagliarli, erano come una protezione contro il male che l’aveva colpita.
Vide in lontananza il profilo del tempio, il tetto rosso era una macchia infuocata nel terso cielo di aprile. Decise di raggiungerlo, sentiva dentro di lei la necessità di rivolgere agli dei le sue richieste, le sue preghiere. Affrettò il passo, sebbene il suo corpo appesantito era divenuto goffo nei movimenti.
Arrivò ai piedi della scalinata che conduceva al tempio, prese un lungo e profondo respiro e iniziò la salita gradino dopo gradino. Cercava di reggersi al corrimano che era fissato al centro, sentiva il calore del metallo riscaldato dai raggi del sole. Era una sensazione piacevole. Ci mise un po’ per arrivare in cima, ma lo sforzo fu ripagato dalla visuale di cui ora poteva godere. Tokyo si allargava sotto i suoi occhi con le sembianze di un felino ferito ma capace ancora di rialzare il capo.
«Magnifica vista, non è vero?». La voce profonda di un monaco la raggiunse da dietro le spalle. Ayumi si voltò per rispondere.
«Sì, è uno dei miei posti preferiti. Mi dà pace».
«E ne hai bisogno, cara. Te lo si legge in volto». Le parole del monaco la toccarono nel profondo.
Possibile che la sua sofferenza fosse così visibile, quasi fosse scritta sulla pelle?
Ayumi sorrise debolmente, la salita l’aveva stancata e sentiva il bisogno di sedersi, almeno per un po’.
«Tra non molto sarai madre» proseguì il monaco, mentre le maniche della sua veste oscillavano al vento. «Non lasciare che i demoni del passato ti rubino la gioia che ti attende. Segui la tua strada e vedrai che i dosojin guideranno il tuo cammino».
«Ma sono sola ormai» affermò Ayumi con voce rotta, lottando contro le lacrime che premevano per uscire.
«Non sei sola. Una vita sta crescendo dentro di te, devi essere pronta ad accoglierla» disse il monaco fissandola negli occhi. «Solo se sarai capace di accettare questo dono che gli dei ti hanno offerto, avrai la forza di guardare il futuro».
Ayumi fece un leggero inchino per ringraziarlo delle sue preziose parole. Le erano suonate dentro come fossero massi a cui aggrapparsi per vincere la violenza dei flutti.
Il monaco si allontanò e lei decise di proseguire la sua passeggiata, le mani appoggiate sul ventre a contenere l’amore di Ryuichi che stava germogliando in lei. I medici le avevano detto che era una bambina, sarebbe stata una splendida bambina dai setosi capelli neri. Non era certa ancora sul nome da darle, voleva che fosse speciale, come il legame con Ryuichi.
Quasi senza accorgersene giunse alla fermata della sopraelevata e prese il primo treno che l’avrebbe portata in prossimità del parco di Ueno. Erano i giorni dell’hanami, la festa dei ciliegi. Sotto gli alberi del parco c’era gente che festeggiava la fragilità della vita nella sua dirompente bellezza. Ayumi scelse un posto in disparte per poter ammirare in tranquillità quel delicato splendore.
La vita continuava a scorrere, nonostante il dolore e le perdite.
Si accarezzò la pancia a cullare la piccola bimba che le stava dentro. Sentiva il suo amore per lei, per il suo corpicino minuto che tra non molti giorni avrebbe stretto teneramente tra le braccia.
Una folata di vento scompigliò i rami dei ciliegi e una pioggia di petali bianchi cadde a terra silenziosa. Ayumi sentì un fremito provenire dal suo ventre. La piccola si era mossa insieme al vento, come fosse uno dei tanti petali che si erano agitati nell’aria.
Fu allora che capì quale era il nome di sua figlia, era stata la stessa bimba a sussurrarglielo. Il cuore le si riempì di un sentimento che non aveva mai provato finora; sentiva Ryuichi accanto, quasi fosse seduto vicino a lei. Finalmente sentiva la forza per aprire le braccia ad accogliere il dono che gli dei le avevano fatto.
Il volto le si illuminò e le labbra si incurvarono in un sorriso. Guardò il suo grembo ricolmo d’amore.
«Benvenuta Sakurako». 


NOTE:
Per chi non conoscesse il giapponese.
1) Il titolo Sakura no hana significa "fiore di ciliegio".
2) I dosojin sono dei kami, ovvero le divinità delle strade e dei sentieri sia in senso concreto che in senso figurato. In alcuni paesi i dosojin vengono ritenuti i kami della fertilità o protettori dei bambini.
3) Il nome Sakurako significa "bambina del fior di ciliegio".

2 commenti:

  1. Mi piace come tu riesca a creare immediatamente l'atmosfera, elemento essenziale per un racconto che deve riuscire a comunicare tutto in poche parole, ma spesso difficile da ottenere.
    Davvero brava!

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  2. La mia scrittura è sicuramente ancora acerba, ma mi fa piacere sentire che nonostante questo riesca comunque a comunicare qualcosa. Spero di avere la possibilità di migliorare ^_^

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