giovedì 28 aprile 2011

Speciale Il linguaggio segreto dei fiori - Ogni fiore ha la sua storia

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Una storia dolce come l'acacia, che vuol dire AMORE SEGRETO.

LA CASA SULL'ALBERO

Il vento si infilava dispettoso tra i capelli di Teresa e i piedi nudi cercavano di toccare il punto più alto del cielo. Oscillare sull’altalena era il suo passatempo preferito e l’aria fresca che le punzecchiava il corpo le lasciava addosso la sensazione di un lieve formicolio. Come sempre accanto a lei c’era Milo, una massa di capelli castani e sorridenti occhi neri. Dondolava pigramente sull’altalena a fianco a quella di Teresa, il suo sguardo estasiato seguiva il cadenzato andare e venire  dell’amica.
Teresa portava un leggero abitino giallo che spiccava luminoso sulla sua pelle dorata e due lunghe trecce le scendevano fin sotto il torace, a vederla così sembrava un amore di ragazzina, ma la sua vivacità irrequieta metteva spesso a dura prova la pazienza degli adulti che le stavano intorno.
Aveva undici anni, ma ne dimostrava di più, non per via dell’aspetto fisico ma per la sua brillante intelligenza. Teresa leggeva tantissimo e non c’era argomento o parola che le fosse sconosciuto; Milo aveva un animo più tranquillo e dolce e nonostante fosse più grande di due anni e mezzo era completamente soggiogato dal carattere estroverso di lei.
Compagni di giochi inseparabili erano cresciuti a poche case di distanza l’uno dall’altra e ora che Milo stava diventando grande sentiva che il sentimento che provava per l’amica si stava trasformando in qualcosa di diverso, ma non sapeva ancora bene cosa.
Teresa scese dall’altalena, le braccia e le gambe fredde e inumidite dalla rugiada che era ancora attaccata ai fili di prato.
«Andiamo alla casa sull’albero» disse stirando le pieghe del vestito leggero. Milo la seguì.
Arrivarono sotto la grande quercia dove anni prima il nonno di Teresa aveva fatto costruire una deliziosa casetta per far giocare la sua adorata nipotina.
«Ti aiuto?» chiese Milo allungando la mano verso l’amica, ma non fece in tempo a dirlo che subito Teresa si era arrampicata sul tronco dell’albero quasi fosse una scimmia.
«Come non detto» bofonchiò lui e prese a salire lungo il tronco nodoso.
Una volta all’interno della casetta i rami con le foglie rigogliose coprivano quasi del tutto la visuale di quello che rimaneva a terra e la strana protezione dagli occhi indiscreti del mondo metteva in loro una sensazione elettrica.
Teresa gattonò fino all’angolo destro della casetta e si appoggiò alla parete fatta di assi di legno, distese le gambe davanti a sé e allargò la gonna del vestito così da farla sembrare un ventaglio orientale. Milo le si avvicinò e si sedette al suo fianco.
Teresa gli prese la mano e intrecciò le sue dita con quelle di lui, poi lo guardò dritto in volto. Sorrise con fare furbo e reclinò la testa di lato, una mossa che Milo conosceva bene. Teresa stava per chiedere qualcosa.
Si schiarì la voce tossicchiando un poco e poi finalmente si decise a parlare.
«Ti piaccio Milo?» chiese diretta.
Milo si limitò ad arrossire, odiava quando per via del suo carattere timido sembrava una femminuccia, o per lo meno questo era quello che pensava. Teresa strinse la mano ancora più forte come se gliela volesse stritolare e lo fissò più intensamente.
«Allora rispondi?».
«Sì».
«Sì cosa?» disse lei indispettita.
«Sì, la mia risposta è sì» e Milo pronunciò queste ultime parole con la voce che si spegneva nell’imbarazzo.
Teresa rise allegra. Sciolse le sue trecce in modo preciso come un rituale, poi scosse forte la testa e i capelli formarono una ruota intorno al suo capo. Quello che nelle altre sembrava artificioso e costruito, in Teresa era semplice e pulito come bere acqua fresca. Si alzò in piedi e allungò le braccia verso Milo ad indicargli di alzarsi anche lui, ma mentre il ragazzo a ginocchia piegate stava tentando di mettersi in piedi, Teresa gli si avvicinò velocemente e gli stampò un bacio in bocca. Milo ricadde a terra e sbatté forte sul pavimento di legno. Come sempre Teresa l’aveva colto di sorpresa.
«Cosa c’è? Ti ho sconvolto?» chiese lei, le dita a sfiorarsi le labbra. Aveva undici anni, ma in lei c’era già la malizia di una donna.
Milo non sapeva che dire, la bocca era sigillata dopo il bacio di Teresa; doveva essere lui a fare per primo quel passo, ma non riusciva a tenere il ritmo accelerato dell’amica.
«Perché l’hai fatto?», ebbe la forza di chiedere.
«Perché mi andava» sentenziò lei. «E perché mi piaci». Teresa si mise in ginocchio così da potersi trovare alla stessa altezza di lui. Sapeva che era sempre stato invaghito di lei, lo aveva capito da tante piccole cose, ma ora aveva scoperto che anche lei voleva qualcosa di più della semplice amicizia. Era ancora una bambina, eppure sentiva il suo corpo cambiare, crescere e quello che prima era solo un sentimento fraterno aveva preso ad essere una sensazione che le frizzava sotto la pelle.
Milo la guardava rapito, in fondo al suo cuore di adolescente sentiva di amarla.
«Facciamo un patto» la sua stessa voce lo stupì, aveva parlato senza pensare, ma sapeva quello che voleva ora. Prese la mano di Teresa ed estrasse il coltellino svizzero che aveva nella tasca sinistra dei bermuda. Teresa strabuzzò gli occhi un po’ per paura un po’ per l’eccitazione di quello strano momento; Milo non era mai stato così intraprendente, evidentemente il bacio doveva averlo svegliato. Incise con la punta del coltellino l’indice destro di Teresa prestando attenzione a non farle male e fece lo stesso con il suo, poi premette forte le due dita una contro l’altra.
Tutto questo si svolse in assoluto silenzio, era come un rituale a cui solo loro due potevano assistere. Una gocciolina di sangue color cremisi scivolò lungo le dita che combaciavano, Milo la succhiò via e poi si avvicinò a Teresa per baciarla. Questa volta era lui a prendere l’iniziativa. Lei chiuse gli occhi per aspettare con solennità che l’unione delle loro labbra si compisse. Fu un bacio casto e allo stesso tempo intenso, carico di promesse ed affetto.
Quando Milo si staccò da Teresa e si appoggiò con la schiena alla parete, lei aveva già riacquistato la vivacità di sempre.
«Possiamo dirlo agli altri che stiamo insieme?» chiese tutta sorridente.
«No, sarà il nostro segreto» ribatté Milo con decisione. Teresa lo guardò con fare stupito, non era mai stato così sicuro di sé prima d’ora.
«Il nostro segreto...mi piace!» disse stringendogli la mano con dolcezza.
«Promesso?».
«Promesso».

2 commenti:

  1. Questa storia mi fa immaginare un futuro lontano, un futuro in cui quell'amore segreto non esiste più se non in confusi ma nostalgici ricordi...
    Bello, evocativo.
    Continua così

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  2. Hai perfettamente ragione Sonia! Per scriverlo sono ritornata un po' bambina: l'altalena, le trecce, le arrampicate sugli alberi...Queste cose hanno fatto parte della mia infanzia, ma ho scritto il racconto con la penna di un'adulta (o quasi) e ho portato sulla "carta" la sensazione di quegli amori segreti che ormai non ci sono più, ma di cui te ne rimane il ricordo.

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