Il nuovo fiore di oggi ha il colore intenso dell'agapanto. Questo è il colore di una LETTERA D'AMORE.
AMOR AL COR GENTIL RATTO S'APPRENDE
Un piccione pettoruto batte il becco sulla finestra. Vado ad aprire con mani febbricitanti e il cuore prende a pulsare furioso in gola. Sono giorni che attendo quel momento e a forza di aspettare sento l’anima consumarsi a poco a poco. Afferro l’uccello tenendo immobile il suo corpo e sfilo dalla sottile corda legata alla sua zampa una piccola pergamena arrotolata. Libero il piccione dalla presa e con entrambe le mani tengo ben tesa la missiva.
Mia amatissima Piccarda,
so bene quanto la lontananza possa sciogliere anche i più indomiti amori, ma le fiamme del sentimento che consumano il mio cuore per te ardono di un fuoco inestinguibile.
Già dalla prime righe capisco a chi appartiene la lettera; lo stile ampolloso e altisonante riveste la disarmante semplicità del nostro amore e l’impossibilità di spegnere quell’incendio che divampa nei nostri corpi ha reso la vita del tutto simile all’Inferno.
In questi anni di lotte fratricide non posso non pensare a te sola nella triste dimora guardare il lento disseccarsi dei tuoi petali carnosi. Indegno è colui che sciupa la tua bellezza per correr dietro a fama e onori. Soltanto chi sa godere dei favolosi incanti stillati dal tuo corpo merita le tue grazie.
Le parole fluttuano nell’aria come la musica che esce dal flauto di Pan e si depositano sulle carni quasi fosse fine polvere, ma il tocco secco di una mano che bussa alla porta sconvolge ogni pensiero. Mi affretto a far scomparire la lettera dentro la cintura che tiene ferme le mie vesti, schiarisco la voce e do l’ordine di entrare. Sulla porta si staglia la pingue figura di mio marito, un uomo la cui calvizie e le mani tozze producono in me un senso di nausea. È venuto ad informarmi che starà via per un viaggio di lavoro, andrà verso le terre umbre dove i commerci di tessuti preziosi stanno rendendo di più che nell’agitata Firenze. Lo guardo con occhi spenti e cerco di celare il fastidio che provo nell’ascoltare la monotona voce; è un uomo triste e senza attrattive.
Quando finalmente sono di nuovo da sola, estraggo l’esile foglio dal suo nascondiglio e riprendo a leggere da dove ho interrotto.
Il giorno accompagna il pensiero di te e la notte me ne dà l’assaggio con vividi sogni che mi torturano la mente. Il desiderio mi bolle dentro e so che solo la tua fresca mano può curare questa febbre.
La mia anima si accende fino a scottarmi le guance. L’amore scorre lungo le membra roventi come metallo fuso. So di amarlo più di quanto possa essere lecito fare e ne gioisco con ingordigia allo stesso modo di una scolaretta a cui sono state regalate delle leccornie. Finalmente la mia triste esistenza di moglie forzata, legata ad un uomo tanto ripugnate quanto grandi sono le finanze che ha sventolato sotto il naso di mio padre il giorno in cui mi ha chiesto in sposa, si spoglia del cupo manto dell’infelicità per vestire gli abiti scintillati che il mio amato ha cucito per me. Il tessuto di parole che escono dalla sua turgida bocca vale più di tutte le stoffe pregiate che lo scialbo marito si affatica a vendere.
Quando i miei occhi potranno incontrare la forma tua scintillare alla luce del dì o brillare fosca al complice chiaro della luna?Mi ferisce dentro come lama affilata l’assenza che da tempo oramai tiene lontani i nostri corpi e il pellegrinar per le vie della città alla ricerca disperata del volto della donna da me amata tantissimo fiacca le forze di queste robuste membra. Amor mio, fa che io possa ammirarti ancora una volta, fammi saziare del tuo frutto nascosto così che io possa perire sereno in questi giorni funesti.
La sua richiesta rimbomba assordante nelle orecchie. Sono stordita.
Il buon Jacopo ha fatto giungere la notizia della repentina partenza dell’usurpatore odioso del posto che mi spettava per diritto. Voglia che stasera si avverino i desideri di questo cuore sofferente e le nostre due anime si congiungano in quell’unione che ci è stata negata.
La mente ritorna crudele a quel giorno di due anni prima. La veste da sposta pronta sul letto mi feriva gli occhi con lo splendore abbagliante che emanava. Nel profondo solo il dolore cupo per il futuro che si spalancava minaccioso davanti. Il mio amato morto in guerra e la vita affidata alle mani di un lurido mercante. Tutto era finito nel momento in cui era stato firmato quel disonesto contratto.
Mi sposai nella chiesa di Santa Margherita dei Cerchi e vissi i primi mesi rintanata in casa a piangere lacrime amare, mai quanto quelle versate quando scoprii che l’unico uomo a cui avrei dedicato l’esistenza era tornato vivo dalla guerra e ora mi doveva i rispettosi ossequi che erano d’obbligo nei confronti di una donna sposata.
L’ira per l’inganno subito rode ancora dentro, ma guardo di nuovo la lettera che ho tra le mani. Non riusciranno a fermarmi; donerò al mio amato il regalo che da me richiede e saprò rinnovare il dono se questo verrà reclamato nuovamente. L’intensità dell’emozione offusca le mie pupille.
Al calar della notte, quando il lenzuolo stellato si distenderà in cielo, guarda sotto il grande ontano che si erige maestoso nel tuo giardino. Io sarò lì ad aspettarti. Se vedrò la debole luce della candela brillare alla tua finestra, questo sarà il segnale che sei pronta ad accogliere e curare la mia anima sofferente.
A presto, o soave creatura, che io possa essere il guardiano dei tuoi preziosi tesori.
Con l’amore più potente,
tuo, Lapo.
Questo racconto mi mette tristezza... disperazione, come se non ci fosse più nessuna via d'uscita all'infelicità, anche se è davanti a noi...
RispondiEliminaè più difficile da leggere e da condividere.