Oggi è la volta di una pianta speciale, la bella d'Irlanda, che con il suo verde acceso ci parla della BUONA FORTUNA.
IL DONO
Il mio nome è Malle Lomp e sono un’allegra signora – anche se sarebbe meglio dire vecchietta – di settantanove anni. La mia vita non ha mai avuto grandi eventi: un’infanzia tutto sommato felice nella fattoria dei miei genitori nei pressi di Anija; sposa a soli vent’anni di Endel, il ragazzotto tutto fare che abitava quattro fattorie più in là; tre biondissimi bimbi; un lavoro come segretaria di uno studio dentistico a Tallinn; un dono.
Forse di tutto l’elenco che vi ho appena fatto non ve ne importa assolutamente niente e magari starete pensando, vista l’età, che siano i deliri di una mente non lucida. Una parola, però, ha stuzzicato la vostra curiosità ed è una sensazione pruriginosa, come quando qualcuno vi fa solletico sotto il naso con una piuma. Lo sento che siete desiderosi di chiedere e se promettete di scusarvi per avermi dato della vecchia pazza, giuro che vi accontenterò.
Dunque, la parola che vi ha svegliato dal torpore in cui stavate cadendo nel momento in cui ho iniziato a raccontare ha per caso quattro lettere? È così? Come immaginavo! Ora tutto sta nel definire a che tipo di dono io mi riferisca.
Siccome so benissimo che voi giovani non avete pazienza e siete abituati alla vita frenetica –sinceramente non so come fate a reggere ritmi del genere, la forza centrifuga con cui girate vorticosi vi farà uscire tutto il cervello dalle orecchie, credetemi! – io, Malle Lomp, vi assicuro che sarò breve.
Il dono che possiedo è – vi prego di credermi altrimenti potete smettere di leggere quando volete – la fortuna. Io sono fortunata.
C’è chi si arrabatta per trovare amuleti di ogni sorta, chi si fa leggere le carte per sapere come comportarsi, c’è chi ritiene che la fortuna se la debba fare da sé a prescindere dai mezzi usati. Io non ho bisogno di tutto questo, la fortuna viene da me come il sole bacia i belli – o almeno così si dice, anche se a volte non sembra essere poi così vero.
Cosa mai abbia fatto per meritarmi una simile fortuna – passatemi il gioco di parole – non mi è dato sapere.
Percepisco tra voi il dubbio che si insinua ad intaccare la veridicità delle mie parole. Non mi credete? Allora ascoltate.
Da bambina non ci facevo caso, giocavo con i miei fratelli ed essendo la più piccola dei cinque spesso mi facevano vincere per non sentirmi frignare. È stato quando cominciai a diventare più grande che mi accorsi che in me c’era qualcosa di particolare. Non dovete immaginarvi quel tipo di fortuna che vi fa trovare oggetti preziosi per terra e che vi fa ricevere lasciti misteriosi da parenti che non si sapeva di avere; se pensaste a questo siete fuori strada. Il mio dono era più un veder realizzati i miei sogni e desideri; se volevo che il ragazzo che mi piaceva in quel momento fosse venuto a parlarmi, bastava che pensassi intensamente a quella cosa ed essa si avverava. Le mie amiche, infatti, non riuscivano a spiegarsi come mai fossi così corteggiata e quando mi sposai con Endel la loro furia fu così tanta che per due settimane mi rintanai in casa per paura che mi prendessero per i capelli e mi sgraffiassero tutta – non sto esagerando per rendere il racconto più accattivante, le cose che dico sono veramente successe.
Mi maledissero in tutti i modi possibili per essermi accaparrata il miglior ragazzo della zona, ma le loro parole non sortirono il minimo effetto. Tutt’altro. Desiderai avere tre figli, due femmine e un maschio, e senza sforzo nacquero Ella, Vaike e Sander. Nacquero nell’ordine da me stabilito e furono i tre bimbi più belli della città – va bene, lo ammetto, questo che ho detto forse è dovuto al mio amore di mamma – e io, Malle Lomp, ero la donna più felice dell’intero circondario.
Passati gli anni e con i figli divenuti grandicelli, espressi l’ambizione di poter lavorare a Tallinn. La capitale aveva molte più cose da offrire alla mia famiglia e volevo che i miei bambini avessero la possibilità di studiare in scuole migliori, migliori ovviamente sempre secondo gli standard del CCCP – mi dimentico sempre che per alcuni di voi questa scritta dice poco o niente. Se dicessi URSS? Suona meglio? E comunque, vi prego, non pronunciatela “ci-ci-ci-pi” ma “esse-esse-esse-erre”; è cirillico, abbiate pazienza.
Riprendendo il filo del discorso che puntualmente si aggroviglia in qualche nodo di ricordi; vi stavo raccontando di Tallinn. Nel momento stesso in cui mi venne l’idea di lavorare là, ecco arrivare la proposta di un impiego come segretaria del dentista Tamm. Non ci pensai due volte. Endel intanto aveva preso a lavorare per lo stato, l’ CCCP di prima.
Tutta l’allegra famigliola, allora, si trasferì nella capitale e, dato che era il mio desiderio più grande in quel momento, trovammo un grazioso appartamento in centro nei pressi di Sant’Olav.
Ma...vedo le bolle al naso di qualcuno; dite, per caso vi state annoiando? È vero, avevo promesso di essere breve...pensate mi sia dilungata troppo? Oppure non credete a una singola parola di quello che ho detto? La nonnina visionaria che non ha niente di meglio da fare che inventare baggianate su un suo ipotetico dono! Ho capito, smetto di raccontare.
Se qualcuno di voi volesse una dimostrazione, però, mi metta pure alla prova. Quanti di voi si sentono insoddisfatti del proprio lavoro, della moglie o del marito, della vita in generale? Il problema è che voi volete troppo e volete anche cose che non vi servono o non desiderate realmente. Io ho settantanove anni e finora non sono mai stata infelice. Ho il dono della fortuna, direte voi, ed vero, ma ritengo che sia un dono condivisibile. Non sono avara. L’unica cosa che dovete fare e sforzarvi un po’ di più; è inutile che ve la prendete con quelli che hanno più roba di voi, concentratevi sulla vostra vita piuttosto.
E siccome sono estremamente buona – guai a chi di voi affermasse il contrario – vi svelo come funziona il dono. Quando volete qualcosa con tutto il cuore, pensate intensamente a come fare per ottenerla, ci dovete pensare così tanto che le meningi vi devono scoppiare – in senso metaforico, non voglio avere nessuno sulla coscienza – e poi lasciate semplicemente che avvenga. È facilissimo.
Come dite? Troppo semplice? Troppo stupido? State insinuando che sono una ciarlatana come la cartomante che vi legge i tarocchi al lunapark?
E va bene, fate come vi pare, continuate a inseguire come cani rabbiosi gli ossi degli altri. La vita continuerà a sfuggirvi e non avrete mai fortuna se la bile vi scorre nelle vene al posto del sangue ogni volta che guardate l’erba del vicino.
Ma quando vi sembrerà che la buona sorte giri solo per gli altri, ricordate che io, Malle Lomp, donna fortunata – anzi fortunatissima – vi avevo spiegato qual era la ricetta per far sì che le buone stelle vi sorridessero.
Splendida. La mia preferita.
RispondiEliminaL'ho adorata anch'io mentre veniva fuori dalla penna! Voglio essere così da agée
RispondiEliminaTe lo auguro! (e lo auguro anche a me!!)
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