Titolo: Scomparsa Autrice: Chevy Stevens
Casa editrice: Fazi Pagine: 380
Prezzo: € 18,00
La trama:
Il giorno in cui viene rapita, Annie O’Sullivan, una giovane agente immobiliare, ha tre obiettivi da raggiungere: vendere una casa, dimenticare un recente litigio con la madre ed essere pronta in tempo per una cena romantica con il suo ragazzo. Quando arriva il suo ultimo cliente Annie s’illude per un attimo che sarà il suo giorno fortunato. Non sarà così. Sarà l’inizio di un incubo. Alternato alle sedute di psicoterapia durante le quali Annie narra il dramma della sua prigionia durata un anno, gli abusi psicologici e le violenze fisiche subiti, la dolcezza con la quale arriva a guardare il suo aguzzino, c’è il resoconto degli eventi successivi alla fuga: la lotta per riprendersi la propria identità e le indagini della polizia per scoprire chi abbia architettato il sequestro di cui è stata vittima. Ma la verità non sempre rende liberi.
La mia recensione
Scomparsa è il primo
romanzo di Chevy Stevens balzato subito nelle classifiche internazionali e
riscuotendo successi in tutto il mondo. Un thriller ben orchestrato, capace
fino all’ultimo di nascondere la verità, di sviarci e di farci dubitare di
quelle che prima ci erano sembrate certezze.
La
storia ci parla di Annie, giovane agente immobiliare che durante un open house,
un incontro per permettere agli eventuali acquirenti di visitare la casa in
vendita, viene rapita da un uomo apparentemente dall’aspetto gentile e
cordiale. Un giorno e la vita di Annie O’Sullivan è sconvolta completamente. Rinchiusa
in uno chalet di montagna, costretta a vivere gomito a gomito con il suo
rapitore, la giovane perde un po’ per volta la proprie certezze, le proprie
convinzioni e si adatta alle ossessioni maniacali del suo tiranno.
Si
può andare in bagno solo in certi orari, si può mangiare solo quando è
stabilito, tutto è definito da una tabella di marcia che divide la giornata in
vari momenti a cui Annie deve attenersi rigidamente, pena la furia di
quell’uomo che di umano non ha nulla.
La
paura, il dolore, i soprusi subiti sono le uniche cose che riesce a sentire.
Dopo un anno di prigionia, tornare alla vita normale è pressoché impossibile e
il percorso faticoso che la giovane deve compiere per tentare di riconquistare
il suo equilibrio è scandito dai capitoli del romanzo. Ogni capitolo
corrisponde a una delle sedute di Annie dalla sua psichiatra, dove il presente
turbato dall’orribile esperienza si mescola ai flashback dell’inferno vissuto
tra i monti della Penisola di Vancouver.
Davanti
ai nostri occhi avremo tre Annie diverse: quella solare e gentile prima che la
sua vita fosse sconvolta, una ragazza che vuol far bene il suo lavoro e adora
l’amica Christina e il fidanzato Luke; quella spaventata e impaurita, spersa in
mezzo ai boschi in balia di un uomo che la violenta senza un apparente motivo e
la logora psicologicamente; infine la Annie dopo il rapimento, una donna carica
di odio, di paure che sembrano insormontabili, sospettosa di tutto e di tutti e
incapace di fidarsi del prossimo.
Sarà
la voce di Annie a guidarci all’interno della sua storia, lo farà a piccole
dosi per non spaventare il suo lettore e diluire così nell’arco di tutto il
romanzo l’immensa atrocità che ha dovuto subire. La pazzia del suo rapitore è
qualcosa di inspiegabile, il perverso desiderio di volerla accanto è disgustoso
e le cicatrici che lascia addosso alla giovane donna sono indelebili.
Ma
questo è un thriller e, per quanto sia una frase fatta, nulla è ciò che sembra.
Il lettore avrà modo di conoscere i fatti un po’ alla volta e solo dal punto di
vista parziale di Annie, che scoprirà a sue spese di non conoscere fino in
fondo la dinamica delle vicende a lei accadute.
Così
mentre la prima parte del romanzo scorre lenta, cadenzata dal racconto
allucinato e rabbioso della protagonista che vomita sulle pagine il dolore
della prigionia, la seconda parte è caratterizzata da un ritmo più sostenuto
che va di pari passo con i dubbi che si addensano all’orizzonte nello scoprire
che le verità a cui si era creduto forse non sono tali.
Annie
è una personalità complessa con cui il lettore può fare difficoltà a
immedesimarsi. La rabbia è così grande e
profonda che a stento ci si capacita di quanto ha eroso l’anima della
protagonista. Il rapimento ha reso Annie una persona diversa, sembra quasi che
lei sia diffidente anche nei confronti di colui che legge le sue vicende, il
muro che ha eretto è anche nei confronti di quelli che stanno dall’altro lato
della pagina e se questo rende più verosimile l’assoluto dolore, crea comunque
una barriera comunicativa. Sembra che nessuno sia capace né degno di ascoltare
il male subito.
Chevy
Stevens ha dato vita a una storia ben costruita, un buon thriller che riesce a
creare suspence nonostante i personaggi presenti nella narrazione non sono
numerosissimi e creare intrecci non è facile. L’angoscia e la tensione che si
percepisce nella protagonista a volte non crea empatia ma trasmette distacco,
come se si rimanesse irrimediabilmente al di fuori di questa sofferenza, ma ciò
non toglie che il romanzo risulti scorrevole, ben articolato e, per quanto
racconti una storia triste, piacevole.
VOTO DEL BLOG:
Good Book. Libro gradevole, per una lettura spensierata.
L'autrice:
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