mercoledì 23 novembre 2011

Intervista a Nina Pennacchi, autrice di "Lemonade"

Oggi carissimi vi propongo la mia recensione/chiacchierata con Nina Pennacchi, la giovane autrice italiana di "Lemonade" (QUI la recensione).
Nina è stata davvero gentile a rispondere alle domande e ci ha permesso di entrare a sbirciare il suo mondo e il quello che suo romanzo.








L'intervista


**Ciao Nina, benvenuta sull’Albero, il regno incontrastato dei libri. Sperando che l’arrampicata non di abbia tolto troppe energie, mi piacerebbe fare una bella chiacchierata con te. Ti va di raccontarci chi è Nina Pennacchi? Ah, a proposito, gradisci un po’ di limonata?

Facciamo una birra, semmai ^^ (Una Erdinger, magari?) Eccola qua... fresca e piena di schiuma... mentre la lasciamo riposare, provo a dirti qualcosa di me. Senz'altro mi definirei impulsiva, misantropa e inaffidabile. Ho anche dei difetti, ma di quelli è meglio non parlare.

**Grazie a te ho avuto modo di scoprire e leggere il tuo libro, Lemonade, una storia di grandi passioni e sentimenti ambientata nell’Inghilterra degli ’20 dell’Ottocento. Come è nata l’idea di questo libro, è stata una storia che si è sviluppata poco a poco o ora già tutta lì nella tua mente?

Era già tutto lì. Fin da piccola mi racconto storie prima di addormentarmi. Lemonade è una di queste.

**C’è una motivazione precisa per la scelta dell’ambientazione di Lemonade? So che sei un’appassionata di storie ambientate indietro nel tempo, quanto ha inciso questa tua passione nella costruzione del contesto del romanzo?

Lemonade è nato nell'Ottocento inglese, non so perché. È così che ho immaginato i personaggi ancora prima di pensare che un giorno ne avrei scritto. Alcune storie che mi frullano in testa sono medioevali, altre vittoriane o di inizio Novecento. Non sono quasi mai contemporanee; credo di voler sfuggire al mio tempo. 

**Parlare di tempi andati è affascinate, ma anche un terreno scivoloso. Infatti si può incappare in sviste, citare usi e costumi che in quell’epoca non avevano modo di essere. Ti sei documentata da qualche parte prima e durante la stesura del tuo romanzo?

Non prima: quando immagino una storia, lo faccio per me sola, e mi baso sulle conoscenze storiche che ho. I particolari (usi, costumi, linguaggio) li verifico mentre scrivo, e ancor di più alla fine della prima stesura. Credo che sbagliare un dettaglio storico sia come fare uno sgambetto alla lettrice: è un modo per ricordarle che sta leggendo un libro, e che niente di quel che c'è scritto è vero. Per me leggere è immergersi completamente in un altro mondo, e la verosimiglianza è necessaria. Spero perciò di non aver fatto troppi strafalcioni :-) 

**Quanto hanno influito le letture sulla tua scrittura? C’è qualche autore/autrice che ti ha fatto da modello? 

Io leggo da sempre, quindi credo di dover molto alle letture più disparate. Come stile di scrittura, mi piace molto quello di Julia Quinn per il romance, e Daniel Pennac e Eoin Colfer più in generale. Senza dimenticare Jane Austen, e l'ironia sottile con la quale ha descritto il suo mondo. Nonostante questi modelli, però, credo di aver creato uno stile abbastanza mio (il che non significa che sia buono, eh!) Ad esempio, se c'è una cosa che mi infastidisce del romance storico, è la mancanza di realismo. Per dirne una, quando i protagonisti parlano non usano mai parolacce. Perché? Il turpiloquio esisteva nell'Ottocento così come esiste ora. Io ho usato termini realmente presenti nel dizionario della Crusca di inizio Ottocento. Servono anch'essi per esprimere emozioni, ed escluderli dalla narrazione, a mio avviso, è come mentire al lettore. 

**I tuoi personaggi sono specchio delle passioni umane e per questo fragili, controversi e allo stesso tempo tenaci. Anna è un’eroina in tutto e per tutto, anche davanti alla situazione più difficile non si arrende al vincitore, ma combatte fino all’ultimo. Se Anna dovesse descriversi al pubblico, cosa direbbe di sé? Con quali aggettivi si tratteggerebbe?

Difficile, questa domanda! Autodefinirsi è dura. Secondo me Anna pensa a se stessa come a una bambina. Le piace parlare con gli animali, con le cose. Essere bambini non significa essere sciocchi: al contrario, significa non accettare compromessi. Significa amare senza chiedersi perché. E fare le proprie scelte in base a criteri che non sono l'interesse o l'opportunismo. 

**In un mondo letterario e cinematografico in cui i cattivi smettono di essere cattivi dopo pochi capitoli o dopo poche scene, Christopher si staglia tra le pagine del romanzo per la sua integrità nella figura del cattivo. È villain fino alla fine o, per lo meno, vuole esserlo anche se Anna gli è irrimediabilmente entrata sotto pelle. Non è facile dare ad un personaggio una caratterizzazione psicologica così complessa e stabile per tutta la narrazione. Come ci sei riuscita?

Ha fatto tutto lui, ahimè. Se hai mai scritto qualcosa, anche un raccontino, forse saprai che i personaggi sono anarchici. Li crei, ma non riesci poi a dirigerli. Perché quando conosci un personaggio - lo conosci davvero, intendo - allora sai cosa farebbe in una data situazione. Intendiamoci: l'autore può sempre decidere di far comportare educatamente un maleducato; può sempre decidere di far dire parole colte a uno che, per proprio background, non dovrebbe conoscerne neppure il significato; può farlo, perché è lui che ha la tastiera sotto le dita. Ma io - dannazione! - non ci riesco. E non perché sia particolarmente onesta (geniale da parte mia ammetterlo, nevvero?): è che tutte le volte che provo a mettere in bocca a un personaggio parole non sue, mi blocco. Proprio nel senso di "foglio bianco", blocco dello scrittore. Non nego che mi piacerebbe essere più libera, poter decidere di punto in bianco cosa scrivere. Per ora non è così. Le mie storie, i miei personaggi, nascono già con determinate caratteristiche, e io mi limito a riportare in parole – o almeno ci provo – i loro atti e pensieri. 

**Hai in cantiere nuovi romanzi? Se sì, sono sempre di soggetto storico o per le prossime volte sposterai la tua attenzione verso altri periodi o altri generi?

Avevo cominciato il seguito di Lemonade, di cui per ora esistono pochi capitoli (assolutamente da sistemare) e il titolo, "Lo zoppo di Coxton". 

**Prima di Lemonade avevi scritto qualcos’altro? Ti va di parlarne, di raccontarci di cosa si tratta?

No, non avevo scritto quasi nulla. Dopo, invece, ho buttato giù alcuni racconti - tutti contemporanei, questi, perché nascono da immagini che mi colpiscono nella vita quotidiana. Li trovi qui: http://www.braviautori.com/nina-pennacchi.htm 

**Sei un’esordiente italiana e tutti sappiamo quanto è difficile emergere nella nostra editoria. Le case editrici nostrane puntano la loro attenzione troppo spesso all’estero trascurando il bello e il buono che hanno in casa. Qual è la tua opinione a riguardo? Secondo te quali possono essere i mezzi per combattere questa diffidenza nei confronti dei nostri giovani scrittori?

Sai che c'è, Giulie? Io credo che in parte la diffidenza delle case editrici ce la meritiamo. Perché noi italiani siamo un popolo di "scrittori", ma ben poco disposti ad accettare critiche al nostro lavoro. Invece bisogna essere umili. Non basta scrivere per essere scrittori: si è scrittori se qualcuno ci trova degni di essere letti. E prima di pubblicare - in qualunque modo, anche con l'autopubblicazione - bisogna avere l'umiltà di capire se l'opera di cui siamo tanto fieri è davvero buona. Oh, la mamma ci ha garantito di sì; ma è davvero il caso di credere della sua parola? Mmmh, tu che dici...? :-) E neanche degli amici ci si può fidare troppo - andiamo, chi troverebbe mai il coraggio di dire a un amico: "Ehi, sai che il libro su cui hai sputato sangue per un anno intero fa schifo? Ma proprio schifo, eh?" Per fortuna, ci viene in aiuto il web. Esistono strumenti gratuiti come la lettura incrociata (tu mandi la tua opera, e un lettore sconosciuto la legge senza pregiudizi); ci sono portali che permettono di pubblicare i propri racconti per vedere le reazioni che suscitano nei lettori. Lemonade, ad esempio, è nato sul portale BraviAutori.it, ed è anche grazie a Eva, Pia e Angela, le tre ragazze che lo lessero in anteprima e mi diedero suggerimenti e giudizi per migliorarlo, se adesso sta riscuotendo un certo apprezzamento. 

**Grazie per questa bella chiacchierata, leggere il tuo libro è stato un vero piacere e ti auguro con tutto il cuore che a Lemonade ne seguiranno molti altri. Un saluto e un grande abbraccio a te e ai tuoi meravigliosi personaggi. Attenta a scendere dall’Albero! Se dovessi cadere, ci sarà Christopher ad afferrarti?

Essere acchiappati da Christopher non mi sembra una prospettiva molto rassicurante :-) Scenderò con la massima attenzione, anche se mi gira un po' la testa per via di tutta la birra che mi hai offerto... a proposito, grazie mille, Giulie!

1 commento:

  1. Bella questa trama!!!mi piacciono i libri dove i protagonisti si beccano sempre ed hanno delle personalità forti!!!alla faccia della bevanda innocua!!!ihihih

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