Ecco per voi l'incipit di un libro davvero interessante e che non vedo l'ora di leggere: Il tempo stregato di Elinor Childe.
Nella sopravveste di broccato alessandrino a fiori d'oro, le lunghe maniche bordate di vaio che si confondevano con le pieghe della gonna, i capelli castani stretti sotto l'elaborata cuffia di veli inamidati, la bambina teneva le braccia incrociate in grembo, le mani, seminascoste dalla ricchezza delle maniche, esili e pallide, prive della tenera rotondità delle mani infantili, il viso chino in avanti in un gesto di silenzioso raccoglimento che scopriva, sotto i veli della cuffia, l'esile fragilità della nuca."Southwell, Philip Southwell" ripeteva tra sé, impuntandosi sulla S, come si studiasse di ricordare le parola di una preghiera.Attendeva un silenzio, nell'arco della buia scala di mattoni che dalla torre nordoccidentale, la Torre del signore, portava alla Camera grande, quindi alla cappella. Dai vetri a riquadri della finestra, la luce non rischiarava i gradini perché alla torre facevano ombra i vasti boschi di querce e castagni che salivano dai prati lungo i fianchi delle colline dei Cotsworlds. La bambina sembrava uscire da una tenebra fitta, in cui il turchino cupo e l'oro della sua veste mettevano un improvviso chiarore.
Da Il tempo stregato di Elinor Childe (ed. Piemme)
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