mercoledì 14 settembre 2011

Intervista a Ruta Sepetys, autrice di "Avevano spento anche la luna", il romanzo sulla deportazione dei lituani in Siberia


Cari lettori,
oggi ho avuto il piacere di intervistare l'autrice Ruta Sepetys, in Italia per la presentazione del suo romanzo Avevano spento anche la luna. Nonostante i suoi tanti impegni è riuscita a dedicarci un po' del suo tempo e a raccontarci qualcosa di più su di lei e sul suo romanzo.



Alla fine ho imparato che, anche nel profondo 
dell'inverno, dentro me regnava un'invincibile estate.
Albert Camus

L'intervista


  • Ciao Ruta, benvenuta nel mio blog e grazie per aver accettato di fare questa intervista. Vorrei iniziare questa chiacchierata chiedendole di raccontarci qualcosa di lei. Chi è Ruta Sepetys?

Sono nata e cresciuta in Michigan. Sono cresciuta in una famiglia di artisti e di persone che amano molto la musica. Adesso vivo a Nashville, nel Tennessee e Avevano spento la luna è il mio primo romanzo.


  • Nel tuo sito la tua biografia dice: "Sono estremamente orgogliosa di essere lituana, anche se significa avere un nome che nessuno sa pronunciare". Cosa significa per lei essere lituana, cosa la rende orgogliosa di esserlo? 

I Lituani sono un po' come una tribù, quindi se tu sei una lituana sei parte di una grande tribù. Ho un così grande rispetto per i Lituani che hanno saputo, durante tutta l'occupazione, resistere e sopravvivere in modo pacifico. Potrei solo sperare di poter avere il loro stesso coraggio e la loro stessa forza interiore, quindi guardo con ammirazione questi miei compatrioti lituani e spero di poter imparare da loro.


  • Avevano spento anche la luna è il suo primo romanzo pubblicato. La storia che viene raccontata è la storia del suo popolo e anche della sua famiglia. Qual è stato il percorso che l'ha portata a scrivere questo romanzo?

Mi sono riunita con dei parenti in Lituania e ho chiesto loro se avevano foto di mio padre, dei miei nonni e mi hanno spiegato che avevano dovuto bruciarle, perché non dovevano far sapere che erano collegati a loro, ai miei nonni e a mio padre. Eppure anche se hanno bruciato queste foto, sono arrivati i sovietici e li hanno deportati in Siberia. Questa era la mia famiglia e io ero all'oscuro di tutta questa storia, mi sono resa con che in tutto il mondo ci sono tante persone che non sanno niente dei reati commessi da Stalin, quindi ho avuto l'ispirazione per poter dare così la voce a tante persone che hanno perso la loro vita.


  • Un altro romanzo prima del suo, Arcipelago Gulag di Aleksandr Isaevič Solženicyn, ha affrontato la tematica della deportazione da parte dell'Unione Sovietica in Siberia. Ha letto questo libro? Come mai ci sono pochi romanzi su questo argomento?

Sì, ho letto il libro di Solženicyn, un libro fantastico. La ragione per cui non se ne parla molto è che, dopo la guerra, dopo la riorganizzazione post-bellica, Stalin ha convinto le potenze occidentali a far sì che gli Stati baltici rimanessero sotto il suo controllo, sotto la sua egemonia, quindi essendo ancora sotto l'occupazione sovietica non potevano raccontare cosa avevano vissuto e cosa ancora stavano vivendo e quindi la storia è passata sotto silenzio.


  • Lina, protagonista del romanzo, è un personaggio che ho apprezzato molto, perché nonostante la sua giovane età possiede una forza interiore grandissima. La capacità di far trionfare l'amore anche in mezzo al freddo e all'odio è ciò che l'aiuta ad andare avanti. Si è ispirata a qualcuno in particolare nel tratteggiare il personaggio di Lina?

Sì, ho incontrato persone fantastiche, incredibili che hanno descritto il processo della ricerca di sé difronte alla morte e molte volte hanno trovato l'amore nelle vicinanze della morte. Queste persone che erano degli adolescenti in Siberia avevano un desiderio grandissimo di vivere, un desiderio che bruciava come il fuoco e questo mi ha ispirato per creare Lina.



  • C'è un personaggio nella storia a cui si è affezionata maggiormente durante la stesura del libro? Se sì, perché? 

Il personaggio di Elena. Piangevo e piangevo quando certe cose succedono al personaggio di Elena, ho pianto moltissimo. Anche il personaggio di Kretzskij, perché racchiude dentro di sé tutta la complessità della situazione.


  • Come è nata la figura di Kretzskij? Nella documentazione da lei raccolta sono presenti figure come lui? 

Sì, certo. I sopravvissuti che ho incontrato, alcuni mi hanno detto che una guardia sovietica aveva mostrato nei loro confronti una gentilezza in un momento cruciale e quella piccola particella di gentilezza li ha aiutati a riconquistare la loro dignità e questo ha portato alla loro sopravvivenza. Non che questa era cosa comune, era raro trovare figure così, ma c'erano. Ero affascinata da queste figure sovietiche che hanno mostrato una forma di compassione ed è così che ho creato Kretzskij.


  • I flashback utilizzati nella narrazione marcano ancor di più il distacco tra la precedente vita agiata e il presente segnato dalla sofferenza e dal freddo. Cosa l'ha spinta a scegliere questa tecnica narrativa? 

Non c'erano i flashback nella prima stesura e il libro era puro orrore, dall'inizio alla fine. Poi ho voluto creare un contesto per far capire com'era la loro vita prima di quell'orrore, ma oltre a dare un contesto alla vita prima dava anche al lettore una specie di pausa da quel terrore, come la possibilità di tirare il fiato.



  • Avevano spento anche la luna ora ha anche una propria colonna sonora, come è nata questa idea?

Io negli ultimi vent'anni ho lavorato nel settore della musica e ho gestito la carriera di musicisti e di compositori. Un pianista americano molto noto si è associato con me proprio per creare la musica. La musica è proprio parte della mia vita e anche quando scrivo è come se fossi sempre alla ricerca del ritmo nelle parole. E' stata un'esperienza fantastica per me, avere una musica creata proprio per il libro.


  • Il titolo originale è Between Shades of Gray, cosa vuol comunicare al lettore con questo titolo?

Volevo trasmettere l'idea che tendiamo a categorizzare tutto e a dividerlo in categorie estreme. Spesso diciamo che le cose sono buone o sono cattive, sì o no, ma poi parlando con i sopravvissuti, spesso ho scoperto che la verità è proprio nel centro e quando poi vai a scavare e scrolli via i vari strati si arriva alla luce, all'amore che vivono proprio tra queste diverse sfumature di grigio. Kretzskij rappresenta proprio questo, non era completamente cattivo.


  • Nella nota in fondo al romanzo afferma: "Queste tre minuscole nazioni ci hanno insegnato che l'amore è l'esercito più forte", sottolineando come Lituania Lettonia e Estonia abbiano riconquistato la libertà un modo pacifico. Secondo lei, gli Stati di oggi hanno fatto tesoro di questo insegnamento? 

Purtroppo no. Ora ci troviamo in una condizione di dover lottare per la pace attraverso la violenza, che è una contraddizione in sé, il fatto che per arrivare alla pace si usi la violenza.


  • Come è stato tornare in Lituania per compiere le ricerche per il suo libro? Che emozioni ha provato? Come è stata accolta? 

Le persone sono state straordinarie e mi hanno aiutato moltissimo, ma non credevano che qualcuno avrebbe mai pubblicato questo libro. Hanno detto: "Ruta, è fantastico che tu lo voglia fare, ma a nessuno gliene importa e dovrai anche accettare il fatto che nessuno lo vorrà pubblicare". Immaginate ora che è stato pubblicato in ventisette paesi e tradotto in ventiquattro lingue. E' incredibile, veramente incredibile.


  • Il suo romanzo ha riportato l'attenzione su degli avvenimenti storici estremamente dolorosi e nel libro viene espresso chiaramente il messaggio che dimenticare è il peggior affronto alla memoria di chi ha sofferto queste atrocità. Secondo lei, come si pongono le nuove generazioni nei confronti di questa storia? Se ha avuto modo di presentare il libro nelle scuole, come le è sembrato l'atteggiamento dei giovani che ha incontrato?

Ho fatto delle presentazioni in diverse scuole e gli studenti che leggono il libro si appassionano. Sono stata a Chicago con duecento ragazzi e un ragazzo di quindici anni si è alzato e mi ha chiesto: "Perché tutte queste cose non vengono raccontate nei nostri libri di storia? Noi dobbiamo venire a sapere di questi crimini contro l'umanità. Dobbiamo avere l'opportunità di avere un futuro migliore, di migliorare le cose". Sono stata tanto felice di questa reazione.


  • Dopo un romanzo così importante che sta appassionando i lettori di tutto il mondo, ha già qualche progetto? C'è un romanzo a cui sta lavorando? 


Sì, sto lavorando ad un altro progetto. E' sempre un romanzo storico, parla della figlia di una prostituta a New Orleans negli anni '50.


Un grazie grande a Ruta Sepetys per la sua gentilezza e disponibilità a parlare con noi e augurio per tutti i suoi futuri progetti.





















1 commento:

  1. Ho letto il libro in un baleno e l'ho trovato appassionante pur nella sua trgicità

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