Qualche notte è stata davvero fruttuosa e ha portato la lettura di quel piccolo quanto grazioso libricino che è Cento pagine bianche di Cyril Massarotto. Ve ne avevo già parlato un po' di tempo fa (CLICCA QUI per vedere il post) poco dopo la sua uscita nelle librerie e ora mi appresto a scrivere la mia recensione!
La mia recensione
Cento pagine bianche di Cyril Massarotto è un romanzo che si legge tutto d'un fiato vuoi per la sua brevità (205 pagine) vuoi per la dolcezza di questa storia. Tutto parte da un'eredità, quella che il nonno Sylvio alla sua morte ha lasciato ai tre nipoti: Marie e Solène ricevono ciascuna metà del patrimonio e una casa a testa, mentre l'unico nipote maschio, protagonista del libro e di cui non sapremo mai il nome, riceverà un taccuino.
In un primo momento sembra che il nonno, forse per la vecchiaia o forse per uno scherzo che lui solo può comprendere, si sia preso gioco del nipote. La differenza che c'è tra un taccuino e i beni che hanno ricevuto le sorelle è enorme, ma c'è sempre una spiegazione a tutto ed è per questo che due gironi dopo la lettura del testamento il nostro protagonista viene richiamato dal notaio perché il nonno ha in serbo per lui un'altra lettera.
Questa volta scopriremo qual è il vero potere di questo taccuino che all'apparenza presenta solo pagine bianche, cento per l'esattezza: ha il potere di far rivivere i ricordi.
Difficile da credere che sia tutto vero, difficile non pensare che il nonno con l'età abbia perso la sua mente lucida, ma provare non costa nulla e così l'amato nipote si ritrova a scrivere sul taccuino dell'amato nonno. E in quel momento tutto cambia. Prima gli sembra di diventare sordo e cieco e poi eccolo lì a rivivere una seconda volta il ricordo che aveva scelto, quello che aveva scritto sulla pagina bianca. Il taccuino è magico per davvero e vivere di ricordi sembra un toccasana per il cuore del protagonista: dopo che Julia l'ha lasciato per un altro la sua vita non ha mai ripreso a pieno ritmo, era come se qualcosa si fosse affievolito. I ricordi gli danno la possibilità di riassaporare quello che non c'è più, ma allo stesso tempo lo allontanano dalla vita presente, non vivendola appieno.
E così non riesce a dire di no a Julia che si è presentata all'improvviso a casa sua in cerca di un posto dove stare dopo la rottura con il ragazzo del momento; così non riesce a coltivare come vorrebbe la storia con Clarisse, suo nuovo capo a lavoro che lo ama profondamente, e le sorelle e l'amico Mick cominciano a preoccuparsi per lui vedendolo infelice.
Il taccuino è un regalo prezioso, ma solo se lo si sa usare con parsimonia e con intelligenza. Il nonno l'aveva usato alla fine della sua vita per rivivere quello che era stato il suo percorso, il nipote invece sta compiendo un grosso sbaglio, non sta camminando in avanti sulla sua strada, ma sta solo guardando indietro. Usato così il taccuino non farà che creare problemi: tra la paura di consumare le sue pagine con ricordi non degni e la dipendenza, quasi morbosa, che si è sviluppata tra il libricino e il suo possessore non è più capace di controllare il proprio futuro.
Solo quando vede Clarisse sfuggirgli via dalla mani e apre finalmente gli occhi su Julia per notare con anni di ritardo la sua volgarità e il suo essere calcolatrice, solo così comprende ciò che va fatto. Bisogna costruirsi il proprio futuro, quello a cui ripensare un giorno da vecchi guardandosi alle spalle. Per riuscire a comprendere tutto ciò c'è voluto del tempo e degli errori sono stati fatti, ma ora che sente di dover recuperare il tempo che ha sprecato l'essere in ritardo con il suo futuro potrebbe costargli caro. Quello che prima era stato un voltarsi indietro adesso è un correre in avanti, riuscendo alla fine a comprendere le parole della nonna di Mick: «[...] i tuoi ricordi sono davanti a te. Più tardi, quando avrai la mia età e sarà troppo tardi per costruire, potrai voltarti indietro e vedere cosa hai costruito di grande e di bello... E tutto questo ti riempirà il cuore.».
Con giusto il doppio delle pagine del taccuino Cyril Massarotto riesce ad intessere una storia dolce e romantica, fatta di momenti anche commoventi come il ricordo dell'amata cagna Saba. Il protagonista del romanzo è un italo-francese come lo stesso autore e credo che in lui ci siano molti aspetti di Cyril Massarotto stesso. La scrittura è scorrevole, diretta, maschile, ma estremamente godibile e riesce ad arrivare pulita fino al lettore. Le pagine non sono molte, ma non si ha la sensazione fastidiosa che qualcosa è stato tralasciato; tutto quello che gira intorno alla storia viene presentato con estrema naturalezza e i personaggi, anche con pochi tratti, sanno stagliarsi sullo scenario come figure a tutto tondo.
Un romanzo davvero carino, veloce da leggere, capace di farti sorridere, ma anche di emozionarti.
VOTO DEL BLOG:
Great Book. Gran bel libro, da non perdere.
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