giovedì 5 maggio 2011

Recensione: Break-Ossa rotte di Hannah Moskowitz

Titolo: Break-Ossa rotte Autrice: Hannah Moskowitz
Casa editrice: Giunti Collana: Y
Pagine: 288 Prezzo: € 14,50

Ieri ho finito di leggere Break-Ossa rotte di Hannah Moskowitz e dopo avervelo presentato qui ora mi accingo a dirvi la mia su questo libro!


La trama:
Jonah ha una famiglia a dir poco difficile. Ha due genitori quasi assenti, che non ricordano più perché stanno insieme e a malapena riescono a tenere le fila di un matrimonio che sta rovinando la loro vita e quella dei figli. E ha due fratelli: Will, di pochi mesi, che piange incessantemente, e Jesse, di 16 anni. Il rapporto tra Jonah e Jesse va ben al di là dell'amore fraterno. Sì, perché Jonah è l'angelo custode di Jesse, colui che ogni giorno lo salva da morte sicura per soffocamento. Jesse soffre infatti di gravi allergie alimentari, soprattutto al latte e, dato che Will è ancora un poppante, Jesse non è mai al sicuro, nemmeno in casa. I suoi attacchi sono violenti, terribili, devastanti, tanto da spedirlo in ospedale. Jonah non può permettersi di perderlo mai di vista: controlla tutto ciò che mangia, tocca, respira. Si assicura anche che quella sbadata di sua madre non allatti Will e poi tocchi il fratello. Ogni volta che il cellulare squilla, il cuore di Jonah parte al galoppo per la paura che Jesse sia in fin di vita. Jonah vuole essere più forte, ha bisogno di essere più forte, per sorreggere una famiglia sull'orlo del baratro, per sostenere un fratello che rischia di morire ogni giorno, per non cedere al raptus omicida nei confronti di un bebè che riduce a brandelli i nervi di tutti. Rompersi le ossa e guarire è l'unico modo che Jonah conosce per rinforzarsi. Perché chiunque sa che un osso fratturato ha il potere di curarsi da solo e di ricrescere più forte, rinvigorito. E il primo pensiero di Jonah ogni mattina è quello di escogitare nuovi metodi per raggiungere lo scopo nella maniera più veloce ed efficace possibile. La sua è una storia di autodistruzione per amore. Dita, gomiti, femori, costole: il conto è minuziosamente riportato. E' un'impresa metodica. Una scarica di adrenalina, poi il dolore, intenso, nauseante. Un libro crudo e provocatorio, che descrive con realismo una forma estrema di autolesionismo. La storia di un ragazzo raccontata da una sedicenne: è sorprendente come la giovane scrittrice sia stata in grado di ricostruire le dinamiche psicologiche di un adolescente.

La mia recensione

Questa è la storia di Jonah.
No, mi correggo, questa non è solo la storia di Jonah, ma è anche la storia della sua famiglia. Una famiglia complicata in bilico tra l'amore e l'autodistruzione. Jonah è il figlio maggiore, quello che sente su di sé la responsabilità, quello che si preoccupa che tutto vada per il verso giusto. Quello di Jonah è una lavoro molto difficile: i genitori non sanno far altro che accusarsi a vicenda nel tentativo di addossare sull'altro le colpe di un matrimonio fallito, Will il fratellino di otto mesi piange in continuazione emettendo grida che feriscono le orecchie e si insinuano fino a graffiare il cervello, poi c'è Jesse. Jonah ama immensamente Jesse e cerca di proteggerlo da tutto ciò che gli sta intorno, perché Jesse è allergico a ogni tipo di cosa e avendo un sistema immunitario che non compie il proprio dovere anche una minima svista per lui può rivelarsi fatale.

La vita dentro la loro casa è un inferno: Jesse, sempre con il rischio di avere una crisi sopratutto a causa del latte per Will che, dal canto suo, non smette mai di martellare con il suo pianto sovrastando le urla dei genitori che litigano per ogni pretesto. Jonah è immerso in questo caos e spesso non riesce a vedere la via di uscita. Ogni cosa intorno a sé sembra inesorabilmente rompersi ed è quello che succede anche a Jonah. Jonah si rompe in tanti pezzi, ma non nel senso metaforico del termine. Jonah si rompe le ossa, da solo.
Ha diciassette anni, ma le responsabilità che gli gravano sulle spalle sarebbero pesanti perfino per un adulto e per riuscire a sopportarle Jonah sa che deve diventare più forte e conosce un metodo: rompersi le ossa, perché ogni osso rotto una volta ricalcificato diventa più forte. Una specie di mantra che Jonah ripete a se stesso ogni volta che decide di rompersi un osso.

Questo è il segreto di Jonah, ma gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: costole rotte, braccia fratturate, gomiti spezzati, dita frantumate. Non è il dolore a fermarlo, la scarica di adrenalina che prova prima dell'impatto con il cemento o l'urto violento dei suoi arti gli danno una forza che altrimenti crede di non possedere. Un percorso del dolore studiato fin nei minimi dettagli per provocare a se stesso una sofferenza che, a suo parere, lo fortificherà. I metodi con cui Jonah arriva a farsi così male sono descritti in maniera raccapricciante: cadute rovinose dallo skate, salti in piscine vuote, martellate sulle dita dei piedi. Ogni mezzo è efficace per raggiungere il suo scopo, meglio se doloroso.

Pazzo autolesionista? Egocentrico malato? Ragazzo affetto da una strana forma di sindrome di Münchausen?



Jonah forse non è niente di tutto questo, ma lui odia il suo corpo sano. Lo odia a tal punto da spezzarlo, torturarlo e punirlo per essere così libero. Perché arrivare a tanto lo si può capire solo vedendo le sofferenze di Jesse, quel ragazzo solare atletico e gentile che rischia di morire soffocato anche per una sola goccia di latte di Will lasciata sul pavimento.



Per Jonah la famiglia è una comunione e deve esserci condivisione anche nella sofferenza più estrema. Quello che lo fortifica rende più forte anche il suo amato fratello minore Jesse e la sua famiglia in generale. Il suo amore fraterno si spinge fino a livelli che sconfinano nell'ossessione di controllo su una vita che non è sua. Jonah vuole sapere sempre come sta Jesse, dove si trova e la paura lo attanaglia ogni volta che intuisce che il fratello è in una situazione di pericolo. Quando c'è di mezzo Jesse, Jonah non riesce a pensare ad altro,
ma sa solo che deve divenire sempre più forte per proteggere quella delicata vita.

Hannah Moskowitz riesce a descrivere molto bene il senso del dolore e la crudezza delle azioni di Jonah trasuda da ogni riga. Questo è un libro young adult, indirizzato a un pubblico giovane e scritto da una ragazza che all'epoca della stesura aveva solo quindici anni, due meno del protagonista, ma non per questo ci troviamo di fronte a un romanzo banale o superficiale. La sua scrittura non è per nulla scontata, come potrebbe ipotizzare qualcuno per via della sua giovane età, al contrario sa catturare il lettore e condurlo dentro questo mondo di grande sofferenza ma anche di grande amore.
Il lessico usato, inoltre, è scattante e mai eccessivo, anche quando le scene sono davvero dure.

La giovinezza di Moskowitz come scrittrice, forse, può essere notata nella parte finale del libro che stenta a mantenere coerente l'immagine dei personaggi e ci pone davanti una realtà diversa da come avevamo imparato a conoscerla fino a quel momento. Allontanato per cercare di curare i propri disturbi autolesionistici, la situazione tra Jonah e Jesse pare capovolgersi; il problema sembra diventare Jonah quasi fosse lui la malattia del fratello. Perché Jesse sta bene ora che Jonah è lontano da casa? Era allergico anche a Jonah? A mio parere qui la storia si fa un po' nebulosa e certe cose rimangono un po' in sospeso come se l'autrice avesse fretta di arrivare alla fine.

Break-Ossa rotte è comunque un romanzo che sa colpire per l'originalità del tema affrontato, di solito non presente negli young adult, e per una verità di racconto che sa mettere a nudo la potenza di un amore, quello fraterno, anche nei suoi aspetti più viscerali.




VOTO DEL BLOG:


 Good Book. Libro gradevole, per una lettura spensierata.

Nessun commento:

Posta un commento

Ti potrebbe interessare anche:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...