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Celia e Isobel chiacchierano del tempo, di Praga e di libri. Non evitano di proposito l'argomento del circo, piuttosto ne mantengono viva la distanza. Per qualche momento scelgono di essere soltanto due donne sedute a un tavolino, non un'indovina e un'illusionista. Un'opportunità che non si presenta di frequente.
la porta del caffè si spalanca, lasciando entrare una raffica di vento reso pungente dalla pioggia, tra le reazioni seccate dei clienti e l'agitarsi degli ombrelli all'ingresso.Una cameriera dall'aria affrettata si ferma al loro tavolo. Celia ordina un tè alla menta, e quando la ragazza si allontana getta un lungo sguardo alla sala, esaminando la folla.«Qualcosa non va?» domanda Isobel. «Oh, no. Ho la vaga sensazione che qualcuno ci stia osservando. Forse è solo la mia immaginazione.» «Oppure vi hanno riconosciuta» suggerisce Isobel. «Ne dubito» dice Celia osservando i clienti, senza notare un solo sguardo puntato nella loro direzione. «La gente vede quello che vuole vedere. Con il circo in città, sono sicura che da qui sono passati molti più clienti occasionali. Questo ci permette di confonderci meglio.»
Da Il circo della notte di Erin Morgenstern (p. 183)
"Penso che faresti meglio ad a andartene adesso". Non voleva più che parlasse. La sua voce aveva strani effetti su di lei, la faceva sentire insolitamente debole, le provocava una sensazione di struggimento allo stomaco. "Non dovresti essere qui. Per favore". Allungò la mano verso al candela, con l'intenzione di perderla e allentarsi sa lui, scacciando lo stordimento che minacciava di soffocarla.
RispondiEliminaMa prima che potesse afferrarla, lui fece qualcosa d straordinario. Prese la sua mano, non con violenza ma delicatamente, e la tenne fra le sue fredde dita affusolate. Poi voltò la mano, vi chinò sopra la testa, e baciò il palmo.
Il diario del vampiro - Il risveglio
Lisa Jane Smith
pag 154
@mammasuperabile: oltre ai libri segui anche il telefilm?
RispondiEliminaMatias conosce Anna e lei conosce lui. Chiunque li giudicherebbe felici, e forse lo sono.
RispondiEliminaTrascorrono insieme giornate, sere, mattine, l’una dopo l’altra, con premure reciproche, pasti che preparano, passeggiate in riva al mare quando la luna sembra la pallida impronta di un dito nel cielo.
Eppure, Anna immagina di nascosto di prendere una matita colorata e scrivere addio sul pavimento. Sogna che un giorno prenderà con sé solo qualche oggetto, un calzino di Matias a testimonianza che è accaduto davvero, una tazza dei Muumin.
Si può uscire dalla propria vita senza dire addio, senza spiegare le ragioni. Si può varcare la soglia, lasciare gli altri a piangere, a gridare, ad abbandonarsi sul pavimento per giorni e giorni.
Si può dire: «Ci vediamo domani», pur sapendo che non ci si vedrà mai più.
(L' armadio dei vestiti dimenticati - Pulkkinen Riikka)
Nina, quando hai finito il libro (se non l'hai già finito) fammi sapre cosa ne pensi, uno scambio di opinioni :)
RispondiEliminaInoltre a brevissimo riceverai una mia mail, una persona ha scritto a me, ma vuole delle info da te (lo so, ho composto una frase orrida con rima incorporata). Non ti preoccupare niente di sconvolgente (spero :D ).
Sono sconvolta dal "niente di sconvolgente"... ;)
EliminaAspetto la mail, il libro non l'ho ancora terminato, purtroppo leggere e scrivere insieme (ah, e lavorare, giusto ^^) porta ad andare lentamente - e io ODIO andare lentamente (alla maniera di Puffo brontolone) :)