sabato 10 marzo 2012

Recensione: "Il profumo della rugiada all'alba" di Edwidge Danticat

Titolo: Il profumo della rugiada all'alba Autrice: Edwidge Danticat
Casa editrice: Piemme Traduzione: Maria Clara Pasetti
Pagine: 221 Prezzo: € 16,50


La trama:
Il volto del male è difficile da dimenticare. Sono anni che il padre di Ka Bienaimé, giovane scultrice di origine haitiana, tenta di costruirsi una vita tranquilla a Brooklyn come barbiere, nascondendo dietro una maschera di anonimato un passato di violenza e di soprusi. Ma ci sono molti, emigrati da quella terra tormentata e senza pace, che pensano di riconoscere in lui il torturatore che si è accanito su di loro o sui loro cari, quando Haiti era sotto il dominio di Duvelier e dei suoi terribili tontons macoutes. E il romanzo è l'insieme delle loro voci: quella della moglie Anne, che ha coperto il marito per tutti quegli anni; quella della figlia, che ascolta sgomenta le rivelazioni che il padre un giorno decide di farle; quella dell'uomo che vive nella stessa casa e sa benissimo che il suo coinquilino è responsabile di molte violenze subite dalla sua famiglia. Un romanzo che si cala a fondo nel destino turbolento e controverso di un popolo angustiato dalle catastrofi naturali e lacerato dalle lotte intestine.


LA MIA RECENSIONE


Il profumo della rugiada all’alba di Edwidge Danticat è un piccolo romanzo che contiene dentro sé una storia tanto grande. Una serie di racconti che concorrono a formare un unico volto, quello straziato di Haiti e del suo popolo vessato dalla dittatura spietata del Presidente e dei suoi soldati.  

Nove racconti grazie ai quali il lettore si addentra in un mondo che sente lontano e vicino allo stesso tempo. I protagonisti di queste storie affondano le loro radici nello stesso humus e i loro racconti si intrecciano in maniera inaspettata. In un certo qual modo, Edwidge Danticat scrive un unico romanzo dando spazio a più voci, più punti di vista e angolazioni.

La colpa e il perdono si stagliano nella narrazione come i due grandi sentimenti messi in risalto, il bianco e il nero. Eppure tra l’uno e l’altro scorrono tutte le gradazioni possibili di grigio. Non esistono verità assolute, tuttavia ci sono dei segreti che squarciano il cuore.

Famiglie distrutte, figli strappati alle madri, la violenza di un regime che schiaccia nel fango la testa del ribelle. In questo libro Haiti viene tratteggiata in tutta la sua variopinta e crudele realtà. Non c’è spazio per i giochi infantili, si è costretti a crescere subito e a scegliere da che parte stare. L’unica speranza di salvezza è la fuga, l’orizzonte lontano diventa la meta agognata dove ricominciare a far germogliare la vita.

Ma la voglia di evasione, il desiderio di liberarsi del fardello che si è costretti a sostenere non è solo appannaggio delle vittime. Anche il carnefice sente su di sé la pressione della sua stessa violenza. Anche il torturatore vuole sfuggire al suo destino di sangue. Percorrendo la linea fumosa che divide i buoni dai cattivi, Edwidge Danticat ci racconta la sua patria natale vista con gli occhi di chi è riuscita a scappare.

Uno stile asciutto, conciso, a volte lapidario rende le storie narrate prive di romantico sentimentalismo. L’autrice racconta lucidamente la sua terra e il mondo che essa trattiene in sé. Il lettore può così entrare nelle vicende, vederle come fossero immagini di un film.

Forse anche altre storie avrebbero potuto trovare spazio, altre voci per raccontare la sofferenza di un popolo, invece il libro costa solo di 221 pagine. Una lettura veloce, ma non superficiale.


VOTO DEL BLOG:

 Good Book. Libro gradevole, per una lettura spensierata.

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