martedì 24 gennaio 2012

Recensione: "Amore zucchero e cannella" di Amy Bratley



La trama:

Juliet aspetta da una vita questo momento. Finalmente una casa da dividere con Simon, un vero e proprio nido d’amore pieno di piante di cui prendersi cura e invaso da profumi di torte appena sfornate. Ma il sogno è destinato a svanire: la prima notte nel nuovo appartamento, Juliet scopre che Simon l’ha tradita con la sua migliore amica. Il suo cuore è a pezzi, il dolore insopportabile, quella casa tanto desiderata d’improvviso è ostile. Niente pare esserle d’aiuto. Finché un giorno, rovistando tra le scatole ancora da aprire, Juliet s’imbatte nei vecchi libri della dolce nonna Violet, con cui è cresciuta dopo che la madre l’ha abbandonata. In quelle pagine ingiallite, ricche di preziosi consigli e piene di appunti, Juliet sembra trovare il conforto di cui è in cerca: forse lì c’è quel che serve per tornare ad amare la sua nuova casa e a curarla come avrebbe fatto un tempo sua nonna, ricette segrete per dimenticare ai fornelli chi l’ha fatta soffrire, o tanti modelli di carta che attendono solo le sue mani, per trasformarsi in splendidi foulard, copricuscini, grembiuli pieni di pizzi. Ma un giorno, nascosta tra quelle pagine degli anni Sessanta, Juliet trova una lettera. Una lettera che parla di qualcuno di cui lei ignorava l’esistenza… Il passato sembra riaffiorare e portare con sé un alone di mistero. E se riviverlo fosse l’unico modo per ritrovare se stessa e lasciarsi andare a un nuovo amore?


La mia recensione 


Ci sono i libri che ti appassionano, quelli che ti fanno piangere, quelli che lasciano il segno e quelli che non lasciano niente. Incappare in quest’ultima tipologia di libri è un’esperienza triste per il lettore che cercherà all’istante di rifugiarsi in un’altra lettura, sperando in una più soddisfacente. 

Amore zucchero e cannella di Amy Bratley è un romanzo che non riesce ad affascinare. La sua protagonista, Juliet, è una ragazza di neanche venticinque anni che pensa e si atteggia come una donna anziana, di quella tipologia fastidiosa che alterna il vittimismo, al catastrofismo, al puritanesimo. 

Ha ancora tutta una vita davanti, ma il suo obiettivo è sposarsi il prima possibile e per cercare di dare forma al suo sogno decide di prendere in affitto un appartamento con Simon, il suo ragazzo. Nel volersi accasarsi presto non ci sarebbe nulla di male, ma avere il così detto “prosciutto sugli occhi”, sì. A Simon della vita di coppia non importa nulla, acconsente solamente per non sentire la sfiancate sequela di lamentele di Juliet, che ripete in continuazione che vuole il suo nido d’amore. Risultato: una casa ammobiliata, un ragazzo fedifrago e un cuore infranto.

Crollato il mondo, Juliet deve risorgere dalle sue ceneri, ma la protagonista di Amy Bratley è tutto tranne che un’araba fenice. Sente di fare una scelta sbagliata dietro l’altra, cova rancore per se stessa, per chi l’ha tradita e se si lascia un po’ andare (ubriacarsi e finire a letto con qualcuno) inizia a flagellarsi ripetendo instancabilmente “io non sono così”, “io non sono una rovina famiglie”.

A questi attacchi di puritanesimo, trova la risposta nel vecchio libro di sua nonna per diventare una massaia provetta e inizia a creare cose fatte in casa, precisamente dei grembiuli. Tra il desiderio di diventare un angelo del focolare moderno e il sentimento crescente per un nuovo love interest, l’autrice infila nella narrazione il mistero della famiglia di Juliet.

Un background disastrato, pieno di misteri. Eppure quello che dovrebbe essere il filo conduttore, la ricerca che si dipana per tutto il romanzo, appare solo a sprazzi senza suscitare alcun fascino. Il risultato è un libro che non intrattiene il lettore, il quale alla fine si stanca degli isterismi della protagonista che a fatica sente vicina.

Le tematiche affrontate sarebbero anche piacevoli, ma Amy Bratley intesse con fatica un romanzo che mostra in tutto e per tutto la sua acerbezza come scrittrice. Magari nelle sue prossime opere avrà modo di crescere, magari saprà approfondire maggiormente i suoi personaggi che ora risultano ritagliati in modo troppo semplice, come delle figurine di carta.

A deludere il lettore che si avvicina al libro, poi, concorre anche il titolo. In Italia spesso e volentieri si traducono (molto) liberamente i titoli dei romanzi stranieri, ma questa volta si è osato troppo. The girls’ guide to homemaking, “La guida delle ragazze per fare cose fatte in casa”, è diventato qualcosa ti troppo distante dal testo e per niente calsante.
L’amore c’è, va bene, lo zucchero compare qua e là sottoforma di dolci, ma la cannella? Neanche l'ombra.


VOTO DEL BLOG:

 Boring Book. Libro noioso e poco avvincente.

6 commenti:

  1. Noo XD io l'ho trovato tanto carino! Leggero certo, ma piacevole, divertente, e non impazzisco per i chick lit. Certo i personaggi sono un po' delle caricature, ma è il genere che lo richiede. ^^

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  2. Neanch'io sono una fan dei chick lit, ma ce ne sono di carini. Questo, però, non mi ha fatto sorridere dei suoi stereotipi, come dovrebbe. Alla fine non ne potevo più delle lagne di Juliet.
    Nel raccontare l'autrice sembra perdersi, poteva approfondire di più certi aspetti e invece li spreca.
    Detto questo, il mio non è un parere universale, per fortuna della scrittrice XD

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  3. Il titolo mi piaceva tanto ma effettivamente, leggendo la recensione, non me l'aspettavo così.Non mi piacerebbe..e meno male che ho letto la recensione se no, probabilmente, l'avrei preso senza neanche leggere la copertina!

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  4. eh già ho letto anche in altre recensione che non è il massimo..grazie per la recensione

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  5. Ho appena finito di leggere il libro, scelto in una libreria in aeroporto per via di un titolo interessante e di una introduzione nelle alette di copertina che lasciava intuire riferimenti a segreti di cucina, bricolage, arredamento e homekeeping intergenerazionale che invece nel libro sono toccati in modo assolutamente marginale. Peccato. C'era tutto per farne un libro interessante. L'ho letto in 4 giorni, più per la voglia di finirlo che per un reale interesse.
    Penso che me lo porterò dietro nella mia prossima trasferta, e lo abbandonerò su una sedia ai gate. Non vale la pena di lasciargli posto nella mia libreria, ma magari potrà allietare l'attesa di imbarco di qualcuno...

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  6. Daniela
    grazie per la recensione. Stavo per comprarlo....Mai acquistare libri a scatola chiusa!

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