giovedì 25 agosto 2011

Recensione: Il linguaggio segreto dei fiori di Vanessa Diffenbaugh


Finalmente posso dire la mia su questo bellissimo romanzo che ha affascinato e commosso molti lettori. Qui sotto vi riporto la trama, per coloro che non la conoscono ancora.

La trama:

Victoria ha paura del contatto fisico. Ha paura delle parole, le sue e quelle degli altri. Soprattutto, ha paura di amare e lasciarsi amare. C'è solo un posto in cui tutte le sue paure sfumano nel silenzio e nella pace: è il suo giardino segreto nel parco pubblico di Portero Hill, a San Francisco. I fiori, che ha piantato lei stessa in questo angolo sconosciuto della città, sono la sua casa. Il suo rifugio. La sua voce. È attraverso il loro linguaggio che Victoria comunica le sue emozioni più profonde. La lavanda per la diffidenza, il cardo per la misantropia, la rosa bianca per la solitudine. Perché Victoria non ha avuto una vita facile. Abbandonata in culla, ha passato l'infanzia saltando da una famiglia adottiva a un'altra. Fino all'incontro, drammatico e sconvolgente, con Elizabeth, l'unica vera madre che abbia mai avuto, la donna che le ha insegnato il linguaggio segreto dei fiori. E adesso, è proprio grazie a questo magico dono che Victoria ha preso in mano la sua vita: ha diciotto anni ormai, e lavora come fioraia. I suoi fiori sono tra i più richiesti della città, regalano la felicità e curano l'anima. Ma Victoria non ha ancora trovato il fiore in grado di rimarginare la sua ferita. Perché il suo cuore si porta dietro una colpa segreta. L'unico capace di estirparla è Grant, un ragazzo misterioso che sembra sapere tutto di lei. Solo lui può levare quel peso dal cuore di Victoria, come spine strappate a uno stelo. Solo lui può prendersi cura delle sue radici invisibili. 

Il booktrailer:





La mia recensione


Queste è la storia di Victoria. Questa è la storia dei suoi fiori. Una vita segnata dall’abbandono, la fragile forza di una bambina che diventa adulta e cerca di trovare il proprio posto nel mondo. Victoria che non si fida, che ha paura di essere ferita, Victoria che non trova le parole per esprimere i suoi sentimenti, ma che conosce un linguaggio sconosciuto ai più che le permette di esternare le contrastanti emozioni che le pulsano dentro: il linguaggio dei fiori.

Taciturna e schiva, Victoria ha eretto un muro che la protegge dai colpi del mondo esterno; una vita alla ricerca di una famiglia che non c’è, di un amore incondizionato, come quello materno, che si è sempre vista sottrarre. Le parole la mettono a disagio, troppo dirette e allo stesso tempo mai precise, puntuali, tutto sembra abbrutirsi una volta espresso verbalmente. La voce di Victoria non ha suono, ma si tinge di colori sgargianti e emana dolci profumi; è una voce pura come i fiori che la esprimono.

Vanessa Diffenbaugh ha dato alla luce una storia densa ed emozionante, carica di sentimenti palpitanti e sorprendentemente reali. Victoria è un personaggio tangibile, con le sue idiosincrasie che la rendono umana e fragile proprio come i petali delicati di un fiore. La storia si sviluppa su due piani, quello della Victoria bambina, che vive lo sconvolgimento emotivo di non avere un posto da poter chiamare casa, e quello della Victoria cresciuta, ormai maggiorenne, alle prese con l’esistenza tutta da scrivere che si trova davanti.

L’alternanza di piani temporali svela a poco a poco l’anima tormentata della protagonista, ora bambina carica di un amore così grande che le implode nel petto e la spinge verso il suo opposto, l’odio, proprio perché spaventata all’idea di donarsi agli altri; ora giovane ragazza che con le sue sole forze arricchisce il negozio della fioraia Renata con composizioni pregne di significato e capaci di infondere a chi le ha commissionate o a chi le riceve sentimenti che crede di non possedere.

Victoria è piena d’amore dentro di sé ma non se ne accorge, pensa di non averlo, di non meritarselo e non lo vuole donare, ha paura solo di ferire gli altri. Ma Victoria non sa quanto grandi e profondi possono essere i legami che si creano tra le persone, come quello che la lega ad Elizabeth, l’unica donna che le è stata madre, l’unica che l’ha fatta sentire a casa, amata. Il disperato bisogno di essere sua figlia, però, la portata ad allontanarsi, a fuggire lontano, sentendosi sporca e non degna di quell’affetto incondizionato.

Ma come ogni madre che si rispetti, Elizabeth ha insegnato a Victoria una cosa preziosissima, le ha insegnato a parlare. Il linguaggio segreto che si cela dietro ogni fiore e che la protagonista utilizza come sua lingua madre è un dono grande che Elizabeth le ha fatto. Un linguaggio che pochi capiscono, come Grant, il ragazzo che Victoria incontra quando con Renata si reca al mercato dei fiori.

Solo una persona che sa scavalcare il muro di silenzio dietro cui si è trincerata riuscirà a toccare le corde della sua anima facendola vibrare di nuovo, solo una persona che viene dal passato potrà intrecciare le sue radici a quelle di Victoria che si è sempre rifiutata di ancorarle al terreno. Grant è tutto questo, ma a volte questo non basta, occorre cambiare, occorre credere in noi stessi, pensarci capaci di un futuro che è incerto e allo stesso tempo meraviglioso proprio perché nostro. Victoria deve imparare tutto questo e lo deve fare da sola, se ne deve convincere per far sì che per lei inizi un nuovo ciclo.

Un romanzo sulla crescita personale di una ragazza segnata dalle intemperie della vita, ma che ha imparato a resistere e a diventare più forte. Vanessa Diffenbaugh è brava con le parole come Victoria lo è con i fiori e ci tratteggia con una lucidità d’immagine, che raramente si trova così pulita nelle opere d’esordio, un complesso quadro d’insieme. La bravura nel rendere il personaggio di Victoria è dovuta senz’altro anche alla sua esperienza di madre affidataria, conoscitrice del mondo difficile delle adozioni e ben consapevole della girandola di famiglie e di spostamenti a cui sono sottoposti questi bambini. Victoria ha il volto di molti di loro, dolce e sensibile tanto quanto volubile e restia si mostra in superficie. Non è facile trovare la via giusta per descrivere queste situazioni, ma Vanessa Diffenbaugh ci è riuscita e ha creato un romanzo impregnato di tutte queste storie che molto spesso non trovano spazio. A questo proposito, davvero bella l’intervista che si trova alla fine del libro e che mette in luce questi aspetti della costruzione dell’opera che altrimenti non avremmo avuto modo di conoscere.

Impossibile non rimanere affascinati da questo muto linguaggio, ogni fiore rispecchia un sentimento e una volta conosciuto ciò che ci esprime silenziosamente non potremo più fare a meno di ricordarcelo. Così il dizionario che Victoria ha diligentemente costruito durante il suo percorso ora appartiene anche a noi e ne faremo tesoro. Forse i fiori non cambiano la vita, ma di sicuro hanno il potere di spingerci verso il nostro futuro.


VOTO DEL BLOG:

 Great Book. Gran bel libro, da non perdere. 

1 commento:

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