lunedì 11 aprile 2011

Speciale Il linguaggio segreto dei fiori - Ogni fiore ha la sua storia

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Oggi tocca ad una pianta particolare, il corniolo, simbolo di un AMORE CHE SFIDA LE AVVERSITA'.
È anche la mia pianta nell'oroscopo maya ^_^

Buona lettura!

SHOSHANNA

Era l’estate del 1940. L’Europa era macchiata dal sangue di una guerra che stava uccidendo l’anima delle persone. Si cercava di sopravvivere, non sempre ci si riusciva.
Per resistere all’urto dell’odio che ci marciava contro, ognuno si aggrappava stretto ai propri affetti. C’era la necessità di mantenersi uomini in quel mondo oscurato dall’ombra fumosa della distruzione. C’era la necessità di amare. E io amavo Shoshanna.
Il nostro amore era sbocciato insieme alla guerra; era una sera del 1939 e Parigi si era già vestita del manto malinconico dell’autunno. Le foglie scricchiolavano sotto i miei piedi mentre mi dirigevo al piccolo teatro in rue des chênes. Quella sera sarebbe andato in scena l’ennesimo balletto russo con le sue musiche altisonanti. La custodia del violino che portavo a tracolla mi consumava la pelle, se avessi sporcato la camicia non avrei avuto modo di cambiarla.
Finalmente giunsi alla porta posteriore, l’ingresso scalcinato riservato ai musicisti e agli addetti ai lavori. Ero in ritardo. Estrassi il mio violino dalla custodia in cui l’avevo riposto, con la mano mi aggiustai i capelli color bronzo e mi diressi verso il luogo dove era seduta l’orchestra.
Fu in quell’istante che la vidi. Era appoggiata al pavimento e con le delicate manine si massaggiava con cura il piede prima di infilarlo nella scarpetta. Ogni suo movimento emanava grazia. Il tulle della gonna le girava rigido intorno dandole la stessa fragilità di un fiore di campo. I capelli biondi erano stretti in uno chignon tirato che metteva in risalto un volto regolare dai contorni morbidi.
Il mio sguardo doveva essere stato troppo insistente perché lei alzò gli occhi per vedere quale fosse il suo ammiratore. Imbarazzato guardai a terra e camminai velocemente verso gli altri musicisti.
Per tutta la sera non riuscii a pensare ad altro; i suoi movimenti sul palco calamitavano la mia attenzione. Perché non mi fossi accorto prima della sua presenza nel balletto non sapevo dirlo, l’unica cosa di cui ora ero certo era la forte attrazione che provavo per lei.
A fine spettacolo la cercai lungo il corridoio dove erano collocati i camerini nella speranza di scorgere ancora il suo viso. Aspettai a lungo prima che tutte le ballerine uscissero per ritornare nell’albergo dove erano alloggiate. Lei fu una delle ultime. Quando mi vide il suo volto si dipinse di stupore, gli occhi cobalto si allargarono ad esprimere la sorpresa.
«Le dispiace se l’accompagno al suo albergo?». La velocità con cui la frase mi uscì dalle labbra stupì anche me stesso. Non mi ero ancora presentato e già le avevo chiesto di uscire insieme. Cercai di rimediare. «Comunque sono Jean-Benoît Vidal, uno dei violinisti dell’orchestra».
Lei coprì il suo sguardo sotto le folte ciglia e arrossì leggermente.
«So chi è lei» disse con voce sottile. «L’ho vista nei giorni scorsi; so che fa parte dei musicisti».
Rialzò dolcemente il capo e iniziò a incamminarsi verso l’uscita. Non aveva risposto alla mia domanda o forse la risposta era proprio quella. Rimasi impietrito, incerto se seguirla o aspettare che fosse lei a dirmelo. Torse leggermente il collo per poter guardare nella direzione in cui mi trovavo. Il leggero capotto color grigio fumo le conferiva un ché di sensuale e lei ne era consapevole. Il suo sguardo mi invitò a seguirla; in un attimo le fui accanto.
«Ora tocca a me presentarmi. Il mio nome è Shoshanna».
Il nostro amore fiorì delicato e ogni volta che i nostri corpi si incontravano c’era in quella unione qualcosa di perfetto, come parti di uno stesso intero che avevano capito come combaciare. Amavo Shoshanna di un sentimento profondo quanto la vita, ma il mondo crudele aveva deciso che in lei ci fosse qualcosa di impuro.
Era ebrea.
La sua bellezza, la sua bravura, la sua bontà scomparivano dietro quella sola parola: ebrea. Con la Francia oppressa dall’invasione tedesca, vivere a Parigi non era sicuro. Bisognava fuggire lontano dove gli occhi malvagi di Hitler non potessero arrivare.
Alcune compagne del balletto dove si esibiva Shoshanna erano riuscite a raggiungere le coste oltre l’Oceano Atlantico. Ma non c’erano i soldi per poter pagare un viaggio così lungo. Mi sentivo impotente, tutto il mio amore non era sufficiente a difenderla dal male che si insinuava tra le vie della capitale.
Avevo preso a lavorare come cameriere in un bistrot per cercare di arrotondare il mio magro stipendio, ma i clienti scarseggiavano. Era finita l’epoca dei divertimenti, ora la gente moriva sotto le bombe malefiche che piovevano scure dal cielo.
Ero riuscito a farle falsificare i documenti, grazie ad un trombettista dell’orchestra che lavorava anche al mercato nero. Adesso il suo nome era Anastasie Vidal, non più ballerina ma semplice aiuto cuoca in un ristorante del quartiere di Saint Denis. Le sue morbide mani erano divenute rosse e screpolate per via del calore e dei vapori delle pentole, eppure Shoshanna non si lamentava. Sapeva che quel lavoro era un dono vista la situazione in cui versava il paese e il non doversi mostrare in pubblico la preservava da incontri pericolosi con i soldati tedeschi che circolavano per la città.
Quando tornavamo insieme a casa la sera, sebbene la stanchezza appesantisse le nostre membra, avevamo ancora la forza di fare l’amore. Era la sola cosa che ci rendeva vivi.
Abbracciati nel letto sgangherato sentivamo che il nostro amore, nonostante le avversità, ci avrebbe protetti.

7 commenti:

  1. davvero molto originale questo tuo speciale che stai portando avanti, le storie sono davvero belle :)
    complimenti!

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  2. Grazie!! Spero di non esaurirmi le idee prima di arrivare al cinque maggio :P

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  3. Questo racconto e il precedenti sono incredibilmente dolci, mi piacciono tantissimo!
    Per questo racconto ti sei ispirata a "Bastardi senza gloria"? :D Pura curiosità XD.

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  4. Ieri, dopo aver letto la terza storia, mi ero posta una domanda: la protagonista sarà sempre una ragazza? avrei voluto chiedertelo, ma poi mi son detta che preferivo aspettare il momento in cui fosse entrato in scena un lui, in veste di "motore" del racconto. Ed eccolo qui.
    Complimenti, ancora una volta.

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  5. @Chrysallis: è da quando visto "Bastardi senza gloria" che desideravo scrivere una storia dove la protagonista era una ragazza ebrea di nome Shoshanna!! Poi senza farci apposta la protagonista del racconto l'ha ricordata.
    @Sonia: Anch'io mi ero chiesta quando sarebbe arrivato un protagonista maschile. Scelto il fiore mi lascio guidare dalla fantasia e la storia mi si crea in mente, in un certo senso da sola. La scelta delle precedenti protagoniste femminili non è stata ricercata, diciamo che è venuta. La storia di oggi e anche quella di domani, invece, hanno una voce maschile.

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  6. Ma bellissimo questo speciale!!
    Me lo stavo perdendo!!!
    Ma sono tuoi i racconti?
    Sei proprio brava complimenti!

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  7. Grazie per i complimenti Arimi!
    Comunque sì, i racconti sono tutti miei :)

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